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Attentato Ankara, il kamikaze è un “cittadino curdo-siriano entrato come rifugiato”

Il 24enne Saleh Nejar sarebbe un membro delle milizie curdo-siriane dell’Ypg, il movimento guerrigliero che in questo momento sta combattendo i ribelli filo-turchi in Siria. Ma il Pkk non rivendica la paternità dell’attentato. L’esplosione ha causato almeno 28 morti, specialmente militari, e una sessantina di feriti. E in mattinata uno nuovo attacco ha provocato la morte di 7 soldati in Turchia.
A cura di Biagio Chiariello
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AGGIORNAMENTO 10.25 – Il Pkk non rivendica l'attentato di ieri: "Non siamo stati noi" – "Non sappiamo chi abbia effettuato l'attacco di Ankara, ma potrebbe trattarsi di un atto di ritorsione per i massacri in Kurdistan". Le parole del co-leader del Partito dei lavoratori del Kurdistan, Pkk, Cemil Bayik, in riferimento all'attentato che ha provocato la morte di 28 persone ieri ad Ankara, è una chiara dichiarazione di non responsabilità in riferimento ai fatti di ieri.

Si chiama Saleh Nejar ed è un cittadino siriano 24enne. E’ lui  l'attentatore kamikaze che ieri pomeriggio si è fatto esplodere con un'autobomba al passaggio di un convoglio militare nel cuore di Ankara, provocando la morte di 28 persone e oltre 60 feriti. Secondo il quotidiano Sozcu era un membro delle milizie curdo-siriane dell'Ypg, le milizie che rappresentato il braccio armato del Partito dell'Unione, Pyd, il principale movimento politico curdo della Siria e sarebbe entrato in Turchia a luglio come rifugiato. Le sue impronte infatti sarebbero state individuate dalla polizia al momento dell’identificazione dei rifugiati nei centri di accoglienza. Al momento, però, nessun gruppo ha ancora rivendicato l’attentato, che sarebbe stato eseguito con una vettura noleggiata a Izmir, ma poi rubata dall'attentatore.

Ancora sangue in Turchia: sette soldati uccisi

Ma l'ondata di violenza in Turchia non si ferma. Un'altra esplosione, avvenuta in mattinata, sulla strada che collega Diyarbakir e Bingol, nel sud-est a maggioranza curda, ha ucciso almeno 7 soldati turchi in un convoglio militare. Nell'area sono in atto da mesi scontri tra esercito e Pkk. Lo riferiscono media locali.

L'esercito turco bombarda ancora i militanti curdi del Pkk

"Dopo gli attacchi odierni, siamo più che mai determinati a difenderci dentro e fuori i nostri confini. Sappiano che useremo il nostro diritto di autodifesa in ogni luogo, in ogni tempo, in ogni occasione", ha affermato ieri il premier Recep Erdogan. "Che si sappia che la Turchia non esiterà a ricorrere, in ogni momento e in ogni luogo e in qualsiasi occasione al suo diritto alla legittima difesa", si legge in un comunicato diffuso dalla Presidenza turca. Nel frattempo l’esercito turco hanno bombardato nuovamente le postazioni dei militanti curdi del Pkk nel nord dell’Iraq. Lo ha annunciato lo Stato maggiore di Ankara. I raid hanno avuto come target una zona nei pressi di Haftanin, nel nord dell’Iraq, dove si trovava un gruppo di 60 o 70 militanti curdi del Pkk.

La capitale della Turchia è già stata di recente bersaglio di attentati terroristici. Lo scorso ottobre un due kamikaze messo in ginocchio Ankara, facendosi esplodere durante una marcia pacifista: 97 morti e quasi 350 feriti. Le autorità accusarono i jihadisti dell'Isis, ma i dimostranti puntarono il dito proprio sul governo.  Più recentemente, il 12 gennaio scorso, l’attentato a Sultanahmet a Istanbul. Obiettivo era stata l’area in cui sorgono la Moschea Blu e il Topkapi Palace, frequentate ogni giorno da migliaia di turisti. In quell’occasione il presidente Erdogan aveva dichiarato che l’esplosione era stata causata da un “terrorista suicida di origine siriana“.

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