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Il delitto di Cogne

Annamaria Franzoni è una donna libera (con tre mesi di anticipo)

Annamaria Franzoni è una donna libera. La mamma del piccolo Samuele Lorenzi, ucciso il 1 febbraio del 2002 a Cogne ha terminato di scontare la sua pena ed tornata alla vita familiare con il marito e i due figli. A confermarlo è stato il Tribunale di Sorveglianza di Bologna. Ha finito di scontare la sua pena in anticipo, per buona condotta.
A cura di Angela Marino
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Annamaria Franzoni è una donna libera. La mamma condannata per aver ucciso il figlio di tre anni, il piccolo Samuele Lorenzi ha terminato di scontare la sua pena. A confermarlo all'Ansa, che ha dato la notizia, è stato il Tribunale di sorveglianza di Bologna. La sua pena, in origini di 16 anni, è terminata con 3 mesi di anticipo rispetto alle previsioni per la buona condotta. "La notizia ci lascia assolutamente indifferenti è l'ultimo dei nostri pensieri" ha commentato, Franco Allera, sindaco di Cogne.

Annamaria e il carcere

Franzoni era stata condannata in via definitiva la sera del 21 maggio 2008, quando la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza della Corte di appello di Torino. Ha scontato la sua pena nel carcere di Bologna dove è rimasta fino al 2014, per poi passare per quasi cinque anni ai domiciliari a Ripoli. La mamma di Cogne, che si è sempre contraddistinta per la buona condotta, aveva già ottenuto il beneficio del lavoro esterno in una Coop sociale e usufruito di alcuni permessi per stare a casa con i due figli. Gioele, il terzo (dopo Samuele), è nato quando la vicenda giudiziaria riguardante il delitto era già iniziata.

Il delitto

Il delitto risale al 30 gennaio del 2002, quando la stessa Annamaria, giovane madre di due figli, chiama il pronto soccorso chiedendo aiuto perché al figlioletto minore ‘è scoppiata la testa'. Samuele viene trasportato in ospedale in elicottero, inutilmente, mentre Annamaria resta con la psichiatra Ada Satragni. Ma quello che sembrava un aneurisma, si rivela invece essere un danno prodotto da un corpo contundente scagliato più volte sulla testolina del piccolo, aggredito nel lettone di famiglia. La scoperta sconvolge l'opinione pubblica, si ipotizza l'aggressione di un intruso, magari straniero, ma ben presto l'esame degli schizzi di sangue sul pigiama di mamma Annamaria, sugli zoccoli e sulla scena dimostrano inequivocabilmente che l'assassino di Sammy indossava quegli indumenti. La donna, tuttavia, sostenuta dalla famiglia e dal marito Stefano Lorenzi, continua a dichiararsi innocente e progetta un altro figlio, che nascerà di lì a poco, Gioele.

"Mi aiuti a farne un altro?", aveva chiesto al marito lo stesso giorno del delitto. La vicenda processuale che la vede imputata per l'omicidio del figlioletto si dipana per diversi e vede avvicendarsi diversi difensori, dall'avvocato Carlo Federico Grosso al principe del foro Carlo Taormina, ma si conclude, nonostante tutto, con la condanna della Franzoni a 16 anni di reclusione. Resterà ignoto il movente e sconosciuta l'arma del delitto che si ritiene essere un arnese da giardinaggio o un altro utensile di casa Franzoni-Lorenzi.

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