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Beppe Vessicchio: “Fui rifiutato dal Conservatorio, aiuto i giovani per dargli quello che non ho avuto”

Beppe Vessicchio sarà uno dei maestri della Peparini Academy, la scuola che Giuliano Peparini ha aperto a Roma. Il direttore d’orchestra parla in un’intervista del suo amore per la musica e spiega perché ha scelto di lavorare a contatto con i giovani talenti.
A cura di Ilaria Costabile
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Beppe Vessicchio è un'autorità in fatto di musica, il direttore d'orchestra più amato della televisione italiana che, data la sua esperienza, è stato scelto da Giuliano Peparini come membro della sua Academy, scuola di musica e ballo fondata dall'ex direttore artistico di Amici a Roma. Intervistato da La Stampa, il musicista racconta il perché di questa scelta, sottolineando quanto per lui la musica sia importante e quali dovrebbero essere i cambiamenti, sostanziali, a cui dovrebbero sottoporsi gli artisti di oggi.

L'importanza di studiare musica

Lo studio è fondamentale, imparare a conoscere ogni dettaglio di questa disciplina, aiuta a comprenderla e gestirla al meglio: "La musica è una lingua vera e propria, che andrebbe padroneggiata e conosciuta, altrimenti c’è il rischio di bruciarsi: basta cambiare brano, team lavorativo o palco, e si può entrare in crisi. Eppure molti insegnanti canto senza partire dalla musica". Secondo Vessicchio, infatti, gli artisti di oggi spesso e volentieri non conoscono la musica sulla quale cantano: "Se chiede a un artista su che nota si sta esibendo, spesso non te lo sa dire. E vale anche per i nomi affermati. Il talento viene lasciato allo stato brado invece è fondamentale insegnare i codici tecnici." 

La scelta di lavorare con giovani talenti

Se gli si chiede cosa sia per lui la musica risponde: "Un’urgenza creativa. Nel momento in cui entri in confidenza con la sua voce o con uno strumento musicale, stai conquistando uno spazio tuo, puro e profondo, che non sarà mai minacciato dalle circostanze esterne". In nome di questo amore viscerale, quindi, ha deciso di lavorare con i giovani e inesperti pur potendo ambire a grandi nomi e spiega il perché di questa scelta al quotidiano dicendo

Vorrei dare loro quello che non ho avuto io. Sono nato in periferia e da ragazzo ho dovuto fare i salti mortali per studiare quello che desideravo. A 15 anni provai a iscrivermi in conservatorio ma non mi presero: l’ingresso era a numero ridotto e aveva la precedenza chi già studiava lì alle medie. Così mi sono dovuto iscrivere al liceo scientifico e, a latere, studiare musica. Fu dura.

Il rapporto con la Rai dopo la causa

Da quando è in causa con la Rai, per il riconoscimento dei diritti della Prova del Cuoco, il direttore d'orchestra non può mettervi piede: "Il regolamento di Viale Mazzini vieta di scritturare persone che hanno un contenzioso in essere. Avevo vinto la causa, ma la Rai ha deciso di appellarsi, temo che vogliano arrivare alla Cassazione". Immancabile, poi, la domanda su Sanremo, dove lui è stato ed è ancora una star, e se ritiene che dalla Rai è difficile che vada via, dinanzi alla possibilità che il successo del Festival dipenda da Amadeus e non dalla rete, dichiara:

Io gli mossi qualche critica e ancora adesso penso che lo sbilanciamento verso l’attualità faccia bene più allo spettacolo che non alla comunità della musica. Amadeus poteva osare nell’inserire più classici. M ai dati sono incontrovertibili, tutto dà ragione a lui.

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