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Elezioni europee 2024

La Spagna e il Portogallo verso le elezioni europee 2024: tra Vox e Chega, cresce l’estrema destra

Tra Vox in Spagna e Chega in Portogallo, l’estrema destra nella penisola iberica guarda con attenzione alle prossime elezioni europee del 6 e 9 giugno. In una regione dove negli ultimi anni i Socialisti hanno trovato fortuna, le cose stanno cambiando.
A cura di Annalisa Girardi
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Non è un caso se Giorgia Meloni negli ultimi anni abbia scelto proprio il palco di Vox, il partito di estrema destra spagnolo, per letteralmente gridare i più duri slogan sovranisti, da quelli contro le presunte lobby gay che vorrebbero cancellare la famiglia tradizionale, a quelli contro l’immigrazione, che metterebbe in pericolo i valori cristiani ed europei. Lo scorso anno Vox è stato costretto a rimandare la sua “fiestra patriotica” a causa della crisi politica nel Paese. Ma Viva 2024, questo il nome dell’evento, è tornato.

Dopo un’estate caldissima in Spagna – non solo per le temperature torride, ma per la fibrillazione politica tra elezioni anticipate e mesi di incertezza nel formare un governo, Vox ha deciso di recuperare il tempo perso e rilanciare la festa dei patrioti a un mese dalle elezioni europee. Con alcuni ospiti d’eccezione, tra cui il presidente argentino Xavier Milei. Negli anni, da quell’evento, il leader di Vox Santiago Abascal ha proposto di chiudere le frontiere spagnole (soprattutto ai migranti provenienti dai Paesi islamici), ha accusato il movimento femminista di voler opprimere le nostre società, ha negato il cambiamento climatico.

La festa di Vox arriva a qualche mese dal congresso del partito che ha consacrato Abascal come leader per altri quattro anni. Congresso a cui Meloni ha inviato un videomessaggio, complimentandosi con l’alleato spagnolo e dicendogli di prepararsi al cambio di rotta che sarebbe arrivato con le elezioni europee. Tutti i sondaggi, del resto, sono molto chiari. I partiti di destra ed estrema destra sono in vantaggio e dopo giugno, se le tendenze saranno confermate, ci sarà lo spazio per nuove maggioranze.

Il Podcast di Fanpage.it che racconta l'Ue al voto

Fanpage.it ha realizzato un podcast che si chiama "Inversione a Eu" e racconta tutti i Paesi membri e le regioni dell'Unione verso le elezioni, tra equilibri politici nazionali e sfide europee: si può ascoltare al link di seguito.

La crisi politica in Spagna, tempi difficili per Sanchez

Le elezioni anticipate della scorsa estate sono state convocate dal premier socialista Pedro Sanchez dopo che il suo partito – il PSOE – era uscito malissimo dalla tornata di amministrative. Il partito più votato, anche se di poco, è risultato essere il Partito popolare – il PP – seguito dal PSOE, che sta per Partito socialista operaio spagnolo. A seguire, Vox e Sumar, la coalizione di partiti della sinistra.

A Sanchez ci sono voluti mesi per finalizzare l’alleanza con gli schieramenti progressisti. Per raggiungere la maggioranza ha avuto anche bisogno di fare un accordo con Junts per Catalunya, un partito indipendentista catalano: in cambio ha dato il via libera a una legge di amnistia (molto contestata dal PP e Vox) per i leader catalani che sono andati a processo per aver proclamato l’indipendenza della Catalogna dopo un referendum nel 2017.

Durante i mesi di trattative, il PP e Vox hanno parlato della possibilità di un’alleanza di governo, ma non sono comunque riusciti a raggiungere la maggioranza. E così Sanchez è rimasto alla guida del Paese. Subito dopo essere riuscito a formare la coalizione di governo ha lanciato un appello alla famiglia socialista europea, dicendole di prendere l’esempio spagnolo come prova del fatto che l’estrema destra non sia inarrestabile. Un esempio che però, continua a traballare: appena a fine aprile di quest’anno, a sorpresa, Sanchez ha annunciato di aver bisogno di alcuni giorni per pensare e decidere dimettersi o meno. Ha detto di non sapere più se ne valesse la pena, visto il continuo fango dalle forze politiche di destra su di lui e la sua famiglia. Alla fine, anche dopo le manifestazioni di solidarietà che hanno invaso Madrid, Sanchez ha deciso di rimanere. Ma il suo governo sembra sempre più instabile.

Vox guarda alle elezioni europee

La Spagna in questo momento conta 59 eurodeputati, di cui la maggior parte – cioè 21 – è inserita nel gruppo dei Socialisti e democratici, S&D. Altri 13 appartengono invece al Partito popolare europeo, di centrodestra, 9 a Renew, il gruppo liberale e centrista, 6 a quello della Sinistra, 4 ai Conservatori di ECR (la casa europea di Meloni e Abascal), e 3 ai Verdi. Altri 3 non sono affiliati a nessun grande partito europeo.

Il 9 giugno la Spagna eleggerà due eurodeputati in più, 61 in totale, per effetto della decisione del Consiglio europeo di aumentare i seggi, che erano diminuiti dopo la Brexit e aggiustare la rappresentanza dei Paesi. Secondo i sondaggi, gli equilibri sono destinati a cambiare.

Dopo il voto dovrebbero aumentare gli eurodeputati spagnoli del gruppo dei Popolari, e – al contrario –  quello dei socialisti potrebbe perderne qualcuno. Vox, da parte sua, dovrebbe guadagnare terreno e stabilirsi come terza forza politica nel Paese.Insomma, se fino a pochi mesi fa la Spagna si poteva considerare come un’eccezione, nel panorama europeo, dove l’ascesa di partiti di estrema destra come Vox rimaneva più contenuta, le cose potrebbero presto cambiare.

Del resto, sta accadendo qualcosa di molto simile anche nel vicino Portogallo.

Il Portogallo guarda a destra

Lo scorso novembre, il premier socialista portoghese Antonio Costa si era dimesso dopo la notizia di un’indagine per corruzione che riguardava il suo governo. A questo punto bisogna fare una piccola digressione, perché quanto accaduto è quantomeno singolare: Costa si è dimesso dopo che il suo nome è apparso legato al caso di corruzione in seguito alla pubblicazione di un’intercettazione telefonica. Successivamente, però, è emerso che le accuse non riguardavano direttamente il premier, ma il ministro dell’Economia, quasi suo omonimo. Si chiama infatti Antonio Costa Silva.

Ad ogni modo, il Paese è così andato a elezioni anticipate questa primavera: lo schieramento più votato è stato quello di centrodestra, Alleanza democratica, tallonato dal Partito socialista. A seguire, il partito di estrema destra, Chega.

A differenza di altri Paesi europei, dove negli ultimi anni la destra più estrema e conservatrice è riuscita ad andare al governo o comunque a racimolare un vasto bacino di consensi, in Portogallo Chega – che in italiano significa Basta! – è sempre rimasto marginale nella scena. Almeno fino a qualche settimana fa. Quando alle urne ha ottenuto il 18%.

Lo slogan "Deus, Patria e Familia" del dittatore Salazar

André Ventura, leader di Chega, prima di scendere in politica era un noto commentatore calcistico. Ora guida un partito nazionalista, euroscettico e ultraconservatore, che ha rispolverato il motto del dittatore portoghese Antonio de Oliveira Salazar, morto all’inizio degli anni Settanta. Uno slogan che recita Deus, Patria e Familia.

Chega è stato lasciato fuori dal nuovo governo portoghese, guidato da Luis Montenegro. Montenegro fa parte del Partito socialdemocratico, di centrodestra, la principale forza dell’Alleanza democratica. Al Parlamento europeo questo schieramento fa riferimento all’EPP, cioè al gruppo dei Popolari.

In questo momento l’EPP conta 7 eurodeputati portoghesi. Il gruppo dei Socialisti, invece, 9. Altri 4 fanno parte di quello della Sinistra e uno dei Verdi. Le altre famiglie europee, per ora, non vedono tra i loro ranghi esponenti portoghesi.

Lo status quo resterà questo anche dopo il 9 giugno? Probabilmente no. Chega infatti è parte di Identità e democrazia – lo stesso gruppo della Lega di Matteo Salvini – e se i sondaggi venissero confermati alle urne, alle elezioni riuscirà ad eleggere qualcuno dei suoi.

In Portogallo i partiti tradizionali sono in crisi profonda. Da un lato risentono della complessa fase storica che stiamo attraversando – con la crisi economica che ha fatto schizzare alle stelle il costo della vita, mentre nel Paese gli stipendi rimangono bassi – che spinge l’elettorato verso forze più estreme. Dall’altro, hanno pesato gli scandali e le indagini per corruzione.

Chega, in questa situazione, ha messo al centro del suo progetto politico la lotta alla corruzione e ha saputo cavalcare il malcontento di fette importanti dell’elettorato, come gli agricoltori, che negli ultimi mesi hanno protestato in tutta Europa. Non solo: ha anche insistito su alcuni temi fondamentali del repertorio sovranista, come la sicurezza e il contrasto all’immigrazione irregolare, la difesa dei valori tradizionali.

Il leader di Chega, Ventura, ha più volte avallato teorie complottiste come quella della sostituzione etnica, criticato la cosiddetta ideologia gender, si è detto a favore della pena di morte così come della castrazione chimica per gli stupratori recidivi. Dagli avversari politici è stato accusato di razzismo, sessismo, islamofobia e xenofobia verso la comunità rom. Ora tanto Chega quanto Vox guardano alle elezioni di giugno e puntano ad allargare la loro famiglia in Europa. Le previsioni ci dicono che ce la faranno.

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