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Opinioni

Un deserto chiamato Bagnoli. Il viaggio nell’incompiuta di Napoli (REPORTAGE)

Strutture realizzate e mai aperte. Territorio mai valorizzato dopo la chiusura dell’Italsider e oggi niente in cassa per concludere la bonifica: una storia lunga decenni e non ancora conclusa.
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An aerial view of the Naples' Bagnoli ar

Una volta un ex operaio dell'Italsider ebbe a dire, pubblicamente, che Bagnoli era come una puttana. «Vedi, è servita a tanti. Ora non sembra ma è malata, è malata dentro e questo morbo è infettivo. Solo che nessuno lo sa. O meglio lo sanno tutti ma fanno finta di non vedere, di non capire». Il casco giallo diventò un consigliere comunale ai tempi di Antonio Bassolino e Rosetta Iervolino. Quell'immagine dell'area Ovest è rimasta formidabilmente realistica ed efficace anni dopo, camminando su quella terra che un tempo fu fuoco, carbon coke e sbuffi nero fumo dai camini che facevano disperare le casalinghe («stendevano i panni lavati e li toglievano neri»). Il racconto della dismissione, pure recente, è stato rapidamente storicizzato dalla città. È diventato letterario grazie a Ermanno Rea. Poi saggistico, architettonico, geologico, archeologico, ingegneristico, cinematografico; contenuto in decine di libri, cortometraggi, studi di fattibilità, progetti, appunti, dibattiti, convegni che nel titolo hanno il futuro, carichi di buone intenzioni oggi lastricate da lamiere, ossidate come le idee.

[quote|left]|Decine i progetti presentati ma nessuno portato a termine.[/quote]A Bagnoli tra progetti in corso, realizzati, ipotizzati ci sono stati un acquario, un'area concerti, una voliera per le farfalle, campi di calcio, tennis, basket. E piscine termali, massoterapia, parcheggi, un porto turistico, studios cinematografici e televisivi, case popolari, residenze vip, alberghi, archeologie industriali. Qualcuno in tempi non remoti ci depositò – temporaneamente – sacchetti di spazzatura, poiché Napoli non sapeva più dove ficcarli. Qualcun altro, in tempi più recenti, ipotizza di trivellarla nel profondo per scoprire cosa nasconde nel cuore questa terra flegrea, vulcanica e bollente.

È troppo consumato, troppo masticato e digerito, il racconto di Bagnoli per essere giudicato oggi autentica cronistoria di quella che è una delle più grandi dismissioni d'Italia e uno dei più scandalosi sperperi di denaro pubblico degli ultimi vent'anni. Sperpero, sì: se il principio costituzionale del «buon andamento» della Pubblica amministrazione (articolo 97) stabilisce che l'interesse pubblico dev'essere portato avanti in base a criteri d'efficacia ed efficienza, a Bagnoli non si salva nessuno. Esponenti della politica nazionale e locale, imprese private, società di trasformazione urbana, Soprintendenze varie. Non si salva nemmeno chi di quella terra ha discusso per anni – urbanisti in primis – riducendo un'area in attesa di rinascita al regno del ‘nonsipuotismo', per dirla alla Genovesi.

[quote|left]|Oggi si inaugura la Porta del Parco. Ma questa cerimonia c'è già stata due volte in pochi anni.[/quote]Proprio oggi, 27 luglio 2012, viene inaugurata la porta del Parco, ingresso alla struttura, splendida cattedrale del nulla dipinto di nulla. Una finzione scenica: quella inaugurazione c'è già stata almeno un paio di volte. Solo che i politici di turno hanno la necessità di dire che qualcosa si muove a Bagnoli. O che qualcosa non si muove. Oggi, infatti, sarà dichiarato dal Comune di Napoli che per l'ennesima volta non ci sono i denari. Non ci sono più i 65 milioni per portare avanti la bonifica. Il governo con la forbice in mano non ha la benché minima intenzione di investire su una riconversione-tartaruga, l'Unione Europea sta chiudendo i cordoni della borsa dopo essersi fatta illudere per anni dalle missioni partenopee partite dal Comune e dalla Regione Campania con l'obiettivo di chiedere, chiedere, chiedere. «Vendo Bagnoli chi la vuol comprare / colline verdi mare blu / avanti chi offre di più» cantava Edo Bennato che del futuro dell'Ovest di Napoli ha scritto anni fa.

Bagnoli è tutto questo: è un dossier della Corte dei Conti che spiega analiticamente i soldi dove sono andati. È un piccolo, essenziale reportage nato con la collaborazione di Giovanni Capasso, l'ultimo dipendente della acciaieria oggi memoria storica di quanto accadde e di quanto sarebbe dovuto accadere. L'ingegnere partenopeo è stato per fanpage.it Caronte in un inferno affascinante di lamiere, silos, ruggine, suoni metallici, natura e cemento. Materia visibile, sostanzialmente innocua che si mischia però al probabile, invisibile e nocivo. Dal 2007 c'è un'inchiesta mitologica, come il mostro di Loch Ness: il letale amianto potrebbe non essere stato smaltito durante la bonifica, ma semplicemente e tranquillamente movimentato da una parte all'altra dell'area e infilato sottoterra. Per questo a Bagnoli c'è il mare ma non si può (non si potrebbe) fare il bagno. C'è un'area da 40-50mila posti per concerti da rockstar, ma i concerti non ci sono (vanno in centro, a piazza Plebiscito) e quando ci sono stati la Soprintendenza si è fatta venire «‘e riscenzielli», le convulsioni. Per questo fa sorridere un centro Benessere nella terra del Grande Punto Interrogativo ambientale.

Paradigma della città: vista dal Parco Virgiliano terra verde e distesa su un mare azzurro, baciato dal sole. Vista da dentro deserto di realizzazioni, idee, voglie, responsabilità, sicurezza. Entraîneuse perfetta, nel senso etimologico del termine. Entraîner, trascina le voglie, i diritti e le possibilità: cartina di tornasole dell'incapacità di chi non sa o non riesce a fare.


DOCUMENTOPIANO DI COMPLETAMENTO DELLA BONIFICA E DEL RECUPERO AMBIENTALE EX SITO INDUSTRIALE BAGNOLI COROGLIO 

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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