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Spreco alimentare: in Italia buttiamo nell’immondizia 7 euro di cibo a settimana

In occasione della Giornata nazionale di prevenzione allo spreco alimentare (reato in Francia), sono stati rilasciati i numeri del rapporto Waste Watcher 2015: nelle case italiane finisce nella spazzatura cibo per 8,4 miliardi di euro all’anno.
A cura di Biagio Chiariello
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Oggi, 5 febbraio, è la terza giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare. In Italia secondo il rapporto Waste Watcher 2015 nell’immondizia sono finiti 8,4 miliardi di euro di cibo, ovvero 6,7 euro settimanali a famiglia per 650 grammi circa di alimenti gettati nella pattumiera. Lo spreco alimentare, a livello mondiale, costa ogni anno 1.000 miliardi di dollari che salgono a 2.600 miliardi se si considerano i costi nascosti legati all’acqua e all’impatto ambientale. Restringendo il campo all’Unione europea, ogni anno si buttano 90 milioni di tonnellate di cibo e ogni giorno si spreca l’equivalente di 720 calorie a persona. Tutti questi numeri ci fanno ben intendere di quanto lo spreco alimentare sia un problema comune a tutti i Paesi che andrebbe affrontato quanto prima. In tal senso, la Francia ha giocato d’anticipo. Lo scorso 3 febbraio è entrata in vigore la legge che regolamenta, punendolo, il “gaspillage alimentaire”, ovvero lo spreco di prodotti ancora commestibili. Tra le misure previste dalla nuova normativa, c’è l’obbligo di accordi tra i supermercati di dimensioni superiori ai 400 metri quadrati e le associazioni caritative. Tra le altre novità introdotte vi sono anche le sanzioni per evitare la distruzione volontaria delle derrate alimentari ancora consumabili da parte del commercio al dettaglio.

Le misure anti-spreco alimentare in Italia

Nel nostro Paese la legge ‘Spreco zero’, che prevede tra l’altro incentivi fiscali alle imprese donatrici, è ancora bloccata in Parlamento. In occasione della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, è stata avviata anche la campagna Spreco zero 2016, che si concentra sulla conservazione del cibo come ‘misura essenziale di prevenzione’. “Studiare meglio le cause e i comportamenti dei consumatori è il primo passo per garantire policies adeguate di prevenzione dello spreco – spiega il fondatore di Last Minute Market Andrea Segrè, presidente del Comitato tecnico-scientifico per il piano nazionale di prevenzione dei rifiuti – Per questo la campagna Spreco Zero andrà quest’anno alla radice dello spreco domestico, che incide in misura rilevante sul fenomeno fino allo 0,5% del Pil italiano”. Sempre in tale ottica, è partito il progetto Family Bag, promosso dal ministero dell’Ambiente, che punta a sovvertire le abitudini degli italiani al ristorante: la base è chiedere sempre un ‘doggy bag’, il contenitore in cui portare a casa le pietanze avanzate. La fase pilota coinvolge 100 ristoratori in provincia di Padova. Poi sarà gradualmente estesa ad altri territori e regioni italiane. “L’Italia – commenta il Ministro delle politiche agricole Martina– ha un modello di lavoro contro lo spreco che funziona, che punta sugli incentivi più che sulla penalizzazione. Ogni anno recuperiamo 550 mila tonnellate di cibo che viene distribuito a milioni di persone in difficoltà. Con il nostro piano SprecoZero, insieme al Ministero dell’economia, siamo intervenuti per rendere più conveniente per le imprese donare che sprecare, semplificando la legge. Ora è importante arrivare all’approvazione della legge contro gli sprechi in discussione in Parlamento”.

Cosa ne pensano gli italiani dello spreco alimentare?

Stando a quanto rivelato da un sondaggio dell'Osservatorio nazionale Waste Watcher in collaborazione con Swg e Istituto Italiano Imballaggio, i consumatori italiani non sono di natura così consumisti o, quanto meno, "spreconi". Il 56% degli intervistati italiani ha spiegato di essere disposto a pagare di più degli imballaggi se capaci di "aumentare la probabilità di utilizzo del prodotto" e il 64% preferisce inoltre le confezioni piccole. Il risultato del sondaggio, esposto a Roma durante l'evento "Alimentare la Salute" organizzato dall'Enpam, rivela dunque un'attenzione del consumatore italiano che, soprattutto in tempo di crisi, può stupire.

Gli italiani continuano a prediligere la grande distribuzione come luogo in cui effettuare gli acquisti di tutti i giorni. La spesa è settimanale soltanto per il 27% dei nostri connazionali, che decide così di impegnarsi una sola volta su sette giorni in grandi acquisti. Per lo più – nel 69% dei casi – si preferisce fare la spesa ogni due o tre giorni, il che aiuta anche a calibrare bene i propri acquisti in base alle esigenze quotidiane. In ogni caso, che si scenda una o più volte a settimana per la spesa alimentare, tutti o quasi (91%) prestano attenzione alla data di scadenza. Se da un lato gli 8,4 miliardi di euro di cibo buttati rappresentano un dato evidentemente negativo, dall'altro il sondaggio evidenzia che – osserva Andrea Segrè, fondatore di Last Minute Market – negli italiani "aumenta la percezione dello spreco, per cui si deve intervenire con la prevenzione".

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