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Scuola, per il ministro Giannini rivedere bonus maturità e liceo in 4 anni

Il ministro dell’Istruzione del Governo Renzi a proposito del bonus maturità “che va visto nei pro e contro”, del contratto degli insegnanti e della possibilità di ridurre la scuola superiore da 5 a 4 anni. Giannini d’accordo sul non eliminare la storia dell’arte dai programmi.
A cura di Susanna Picone
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Dal bonus maturità all’ipotesi di ridurre a 4 anni la durata della scuola superiore, dal contratto degli insegnanti ai diritti delle scuole paritarie e statali. Passando anche per la polemica relativa all’insegnamento della storia dell’arte nei licei. A pochi giorni dal suo insediamento, il ministro dell'Istruzione del Governo Renzi Stefania Giannini, ai microfoni di “Prima di tutto” su Radio uno, descrive la scuola che vorrebbe. A proposito del bonus maturità (già nei giorni scorsi la Giannini aveva detto la sua), il ministro lo ha descritto come un “tema delicato”, un tema che va visto nei pro e contro e dunque un capitolo “da ripensare con attenzione”. “La carriera scolastica di uno studente – ha spiegato il neo ministro – che lascia una parte importante di apprendimento, cioè la scuola, per entrare all'università, va considerata. È il suo portafoglio, la sua carta di identità e di apprendimento”. Il tanto discusso bonus maturità ha, secondo Giannini, il vantaggio della sintesi: si tratta di un numero che se è il frutto di un calcolo preciso funziona. “Ma è anche vero – ha spiegato Giannini – che nel nostro paese lo stesso numero non è equiparabile in tutte le sue parti”.

Liceo di 4 anni e contratto insegnanti – Stefania Giannini ha poi detto la sua sulla eventualità di ridurre la scuola superiore da 5 a 4 anni: a questo proposito, a suo dire, c’è un approfondimento doveroso da fare. “Io non ho nulla pregiudizialmente in contrario – ha spiegato – perché è chiaro che se questi ragazzi escono prima e ben preparati va bene. Però bisogna vedere se quella è la strada. Ho l'impressione che ci sia un'ottima scuola primaria, licei e scuole superiori con punte di eccellenza, ma la scuola inferiore dovrebbe essere rivisitata”. Giannini è tornata anche sul tema del contratto degli insegnanti spiegando come sarebbe un bel passo equiparare gli stipendi dei docenti italiani a quelli degli stipendi medi europei: “La vera sfida è – secondo il ministro – pensare e praticare contratti che considerino gli insegnanti una figura fondamentale nella società e non solo nella scuola”. Per questo serve la revisione di “un contratto mortificante, non solo perché è pagato poco, ma anche perché non ha meccanismi premiali”, non ha meccanismi che valorizzino – secondo il ministro – quei docenti che si impegnano e si aggiornano. Gli studenti, è convinta Giannini, “sanno chi hanno davanti e distinguono rapidamente i docenti che lavorano con professionalità e chi lo fa in maniera più stanca”.

L’importanza della parità nella scuola – Giannini ha parlato anche delle differenze tra le scuole paritarie e statali: “Scuola statale e non statale devono avere uguali diritti” e “trattamenti che corrispondono al loro diverso insegnamento”. Per il ministro “la libertà di scelta educativa è un principio europeo ed è un principio di grande civiltà”. Quello del pubblico è per Giannini “un servizio fondamentale”, ma statali e paritarie “devono avere uguali diritti”. Infine, il ministro dell’Istruzione ha accennato anche al tema (che ha scatenato molte polemiche) della cancellazione dell’insegnamento della storia dell’arte: a questo proposito Giannini si è detta totalmente d’accordo sul non eliminare la materia dai programmi scolastici.

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