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Riccardo Magherini: cosa dovremmo raccontare ai nostri figli della sua morte

Sono andato per ascoltare la sentenza per la morte di Riccardo, non avevo voglia di aspettare le agenzie di stampa premendo il tasto “aggiorna” del mio computer…
A cura di Saverio Tommasi
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Stamani ho accompagnato mia figlia a un prelievo del sangue. Cioè a una di quelle cose che tu la prepari ripetendole "tranquilla non si sente niente" e poi quando inizia a piangere ti senti una merda perché qualcosa avrà sentito, non si inizia a piangere per caso; e soprattutto non è normale per un babbo tenere il braccio della figlia perché una sconosciuta le infili un ago in una vena per succhiarle il sangue. O almeno non è normale visto con gli occhi di una bambina di tre anni e mezzo.

Mia figlia si chiama Caterina e ha trentasette anni in meno di quanti ne aveva Riccardo Magherini quando è morto. Ora si può dire, c'è stata la sentenza e per la morte di Riccardo sono stati condannati tre carabinieri: Riccardo è stato colpevolmente fatto morire. Riccardo non è morto perché era strafatto, cari bambini, e non è morto neanche per caso. Riccardo è morto perché dopo le botte i carabinieri non sono intervenuti. È questo che ora potrà essere raccontato anche ai bambini della famiglia Magherini, e ai figli degli amici della famiglia Magherini, e a Caterina appena sarà un po' più grande e inizierà a capire perché ogni tanto le dobbiamo infilare un ago in una vena.

Stamani sono stato al Tribunale di Firenze, ed è stata la prima volta in cui sono entrato in un'aula di Tribunale. Sono andato per ascoltare la sentenza per la morte di Riccardo, non avevo voglia di aspettare le agenzie di stampa premendo il tasto "aggiorna" del mio computer. Così, lasciata mia figlia con il diploma di coraggio in mano (ho scoperto che lo danno a tutti, anche ai bambini che durante il prelievo piangono), sono andato in Tribunale.

Le telecamere restano fuori dal tribunale, se non sei accreditato da una settimana. E fuori dall'aula in ogni caso perché la trasparenza signori miei va bene ma non esageriamo e comunque non sempre.
Bettina mi presenta il migliore amico di Riccardo, che ha una faccia che potrebbe essere quella del mio migliore amico. Poi mi presenta il fratello, poi mi dicono che la mamma è dietro di me ma non mi volto, perché non siamo al circo. Aspetto che passi, e con rispetto la guardo cercando la somiglianza con Riccardo,
e la somiglianza c'è. Vedo anche il babbo, è uguale a Riccardo ma con qualche anno in più, quelli che hanno tolto a Riccardo.
Una mi ferma e mi ringrazia di essere venuto, e io le vorrei dire "scusa se non sono venuto prima", ma sto zitto perché mi vergogno.
E mi verrebbe voglia anche di andare a vedere sull'agenda che cosa avevo nei giorni delle udienze di più importante da fare che andare a tutte le udienze.

Poi ci sono le persone con le magliette gialle I love Ricky, tutte uguali che fa un po' addio al celibato ma gli occhi lucidi di qualcuno che le indossa raccontano un'altra storia.
Poi aprono le porte dell'aula, siamo dentro. C'è un amico di Riccardo che dice a tutti: "alla lettura, qualsiasi sia la sentenza, non date in escandescenze".
Ci sono poche sedie, c'è un po' di aria condizionata, c'è la scritta "la legge è uguale per tutti o quasi". Poi guardo meglio e "o quasi" non c'è scritto e l'ho solo pensato.
Aspettiamo. Una signora si alza e a un ragazzo stanco dice: "facciamo cambio?"
Continuiamo ad aspettare. Qualcuno ogni tanto fa "ssssshhh" e tutti si mettono in silenzio e aspettano l'entrata del giudice ma poi non entra nessuno, così si ricomincia a chiacchierare fino al prossimo "ssssshhhh".
A un certo numero di "sssssh" che ho perso il conto il giudice entra davvero e tutti in piedi. Tre carabinieri condannati, i primi due a otto mesi e il secondo a sette.
Se un giorno qualcuno lascerà che io muoia e il pm chiederà nove mesi per i colpevoli, voi diteglielo che forse è un po' poco. Però oggi è stato messo un punto, ed è un punto giusto, e dobbiamo essere felici, lo ha detto anche Ilaria Cucchi che era in aula.

Bettina, però, piange. Mi metto vicino a lei. Bettina dice che così i carabinieri non faranno neanche un giorno di carcere, e continueranno a fare i carabinieri.
Bettina ha ragione, ma io le dico che ora tutti sapranno, e che dobbiamo essere contenti. E che mia figlia, e il figlio di Andrea Magherini, quando cercheranno su internet il nome di Riccardo, vedranno che non è morto perché era strafatto o per caso, ma perché gli era stato impedito di respirare da quelli che avrebbero potuto farlo respirare.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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