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Rapporto Pit Salute 2013: accedere ai servizi sanitari è sempre più difficile

L’allarme lanciato dal Tribunale per i diritti del malato e Cittadinanzattiva che hanno presentato il XVI Rapporto Pit Salute intitolato “Meno sanità per tutti, la riforma strisciante”: i problemi più sentiti riguardano l’accesso alle prestazioni sanitarie e i costi a carico dei cittadini.
A cura di Susanna Picone
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Liste di attesa quasi infinite, costi a carico dei cittadini per accedere ad alcune prestazioni sanitarie, questi e altri problemi appaiono nel XVI Rapporto Pit Salute presentato dal Tribunale per i diritti del malato e Cittadinanzattiva. Il Rapporto intitolato “Meno sanità per tutti, la riforma strisciante” sottolinea che se negli anni scorsi gli errori medici rappresentavano il problema più sentito dalle persone, ora la prima voce riguarda appunto l’accesso alle prestazioni sanitarie e i costi per accedere ad alcuni servizi. Si parla dei costi dei farmaci: in particolare, spiega il Rapporto, i cittadini sono costretti a pagare una differenza di prezzo maggiore tra il generico e il griffato. I pazienti, in particolare quelli affetti da patologia cronica e rara, devono pagare farmaci in fascia C arrivando a spendere in media 1127 euro all’anno, o parafarmaci per 1297 euro, nonostante siano per loro insostituibili e indispensabili e debbano prenderli per sempre. Appaiono eccessivi anche i costi per le prestazioni in intramoenia (24.4%): i pazienti sono costretti a sostenerli per poter rispondere tempestivamente ai bisogni di cura che il servizio pubblico non sa soddisfare. Terzo settore segnalato come troppo gravoso economicamente è il peso del ticket sulla diagnostica e la specialistica (16.3%).

È ancora più drammatica la situazione di quanti hanno in famiglia un invalido o un anziano: il Rapporto parla di strutture residenziali dai costi esorbitanti (7.6%) per le quali i cittadini arrivano a pagare in media all’anno 13.946 euro. Gli assegni di cura eliminati o inesistenti e l'insufficiente assistenza domiciliare costringono le famiglie a rivolgersi a badanti privati, determinando un aumento di costi notevole che arriva in media a circa 8.488 euro annui. Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato – Cittadinanzattiva e responsabile del Coordinamento nazionale della Associazione dei Malati Cronici, ha commentato la fotografia mostrata dal Rapporto: una fotografia che, dice, “evidenzia che il Servizio Sanitario Nazionale pubblico, universale, equo e solidale, così come lo abbiamo sempre conosciuto, oggi purtroppo è un lontano ricordo”. “A chi dice che bisogna ripensare il concetto di universalismo (garantire tutto a tutti), rispondiamo che ciò è già stato realizzato nei fatti attraverso una riforma non formalizzata, sulla quale né i cittadini, né gli operatori sanitari e tutti gli altri attori sono stati chiamati a dire la loro: praticamente una vera e propria riforma strisciante”, ha aggiunto  ancora Aceti.

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