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Quel paio di parole della filosofia greca che ti svoltano la giornata #1

Freddo e buio non ingagliardiscono l’umore, ma le parole ci soccorrono. Alcune sono così belle che ti lasciano dentro una buona ispirazione per tutto il giorno.
A cura di Giorgio Moretti
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Entelechìa

Che cos'è la perfezione?
A riguardo tutti hanno da dire la loro, e di definizioni eccellenti – su dizionari e no – se ne trovano a centinaia, che calzano su una miriade di situazioni differenti. L'entelechia è proprio una declinazione della perfezione, particolarmente ispirante.

Fu Aristotele a coniare il termine greco entelekeia, che propriamente significa ‘avere in scopo, compimento' (da en telei ekein). Ora, come qualcuno ricorderà la teoria aristotelica distingue l'essere in atto e l'essere in potenza, cioè l'essere come effettivamente è e l'essere come potenzialmente può essere: la noce è un albero in potenza, il noce è un albero in atto. La causa che muove e guida lo sviluppo di un ente è interna all'ente stesso: e l'entelechia altro non è che il pieno sviluppo raggiunto secondo le proprie regole. Non è una perfezione parametrata a qualcosa di esterno: si è solo perfetti rispetto alla propria natura. Ciò che così raggiunge la perfezione, in potenza non può essere nient'altro: è completamente espresso in atto.

Si tratta di un tipo di perfezione apicale, che è facile intendere come traguardo: pensiamo al "pieno sviluppo della persona umana" della nostra Costituzione, pensiamo al brano in cui spostare una sola nota o una sola frase significherebbe immiserirlo, pensiamo alla coppia che festeggia le nozze di diamante. L'entelechia è la realizzazione completa di un principio organico, la massima (e probabilmente irraggiungibile) espressione di un'identità. Una parola che ci lascia pieni di interrogativi su quale sia la nostra entelechia, su quali siano i passi che muoviamo, su che strada abbiamo preso.

Eutrapelìa.

Conosciamo un sacco di virtù – dico a livello puramente lessicale e teorico. C'è la forza, il coraggio, la prudenza, la generosità e giù a valanga chi più ne ha più ne metta. Ma ci sono alcune virtù che sono decisamente più sconosciute – nonostante siano dei veri cardini della società. L'eutrapelìa è una di queste.

Anche questo è un termine greco, composto da eu bene e trepò volgere: propriamente, quindi, ‘mi volgo bene', ‘mi comporto piacevolmente'.
Dall'Etica di Aristotele al Convivio di Dante, essa si profila nella nostra cultura come la capacità di divertirsi in maniera piena e moderata, specie in compagnia, e di porsi con gli altri con maniere piacevoli e ridenti. Ce ne rendiamo conto? Una virtù conviviale, che tutti apprezziamo e ricerchiamo ogni giorno della nostra vita ma di cui pochi conoscono il nome.

Secondo Aristotele, che trova la virtù nel giusto mezzo fra due poli viziosi, l'eutrapelia si pone fra boria e buffoneria. Dante ce la rimarca come inclinazione a godere della compagnia con cordialità e affetto.
Vediamo che questa virtù ha due chiavi: il sorriso e la misura. La satira più esagerata e la più sussiegosa serietà hanno il loro perché, ma nella vita quotidiana rappresentano dei casi estremi: statisticamente è l'eutrapelìa ad assicurare il risultato virtuoso. Passa per la capacità di trarre un piacere soddisfatto dalla situazione in cui ci si trova, e per una comprensione profonda degli altri, e di come tenere lo spirito leggero di quella leggerezza di cui ci parla Calvino: «Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore.»
Se invece di vedere l'eutrapelia come un carattere, un'inclinazione naturale, iniziamo a identificarla correttamente in una virtù, diventa in maniera più lampante qualcosa da esercitare, da rafforzare. Le virtù sono abitudini difficili, sono sempre sotto scacco, e vanno allenate per tutta la vita. E tale è il saper trarre e offrire un piacere compassato, senza freddezze nè sgangheratezze.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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