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Novantaquattro anni, soffre per troppi dolori: suicida con l’acido muriatico

Una storia terribile quella riportata dai quotidiani riminesi e denunciata da William Raffaeli, presidente della Fondazione Isal-Istituto, attiva nel campo della terapia del dolore.
A cura di B. C.
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Si è suicidata all'età di 94 anni, ingoiando acido muriatico perché non riusciva più a tollerare i dolori dell'artrosi. La morte della pensionata riminese è "una tragedia che si sarebbe potuta evitare". Lo sostiene, in una nota, il presidente della Fondazione Isal-Istituto di ricerca e formazione in scienze algologiche, William Raffaeli, secondo il quale "forse sarebbe bastata una terapia farmacologica adeguata". La notizia è stata ripresa  dai quotidiani locali che hanno riportato il racconto delle figlie della anziana donna. "Il 16% dei sucidi è legato al dolore – ricorda Raffaeli citando ricerche internazionali -, ma probabilmente nessun medico si era accorto di quanto davvero soffrisse questa donna". Raffaeli punta il dito contro la classe medica: "se fosse stata più attenta e tutti avessero fatto la loro parte" le cose sarebbe andate diversamente, dice. Anche perché  "l'artrosi è facilmente controllabile con farmaci oppiacei, su cui però continuano a esserci ingiustificati tabu, sia da parte dei pazienti, specie i più anziani, sia da parte dei medici e questo è inaccettabile".Da diversi anni, prosegue il medico riminese, "ci battiamo per informare i cittadini che il dolore va trattato e non sopportato e che ci sono specialisti a cui rivolgersi, per chiedere che vengano assegnati più fondi per la ricerca e che sia finalmente e pienamente applicata la legge 38/2010 che regola e garantisce l'accesso alle terapie. È tempo – conclude Raffaelli – di alzare il livello di guardia, perché mai più qualcuno debba suicidarsi per colpa del dolore e dell'indifferenza".

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