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Nicola Zingaretti, nuovo leader del PD? La terza via dei democratici che può tenere insieme le correnti del partito

Un manifesto in dieci punti per “cambiare l’Italia” – questo il documento proposto dal presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, che si propone come nuovo leader di un Partito Democratico diviso in quattordici correnti in perenne guerra tra di loro.
A cura di Alessio Viscardi
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Nicola Zingaretti, il nuovo leader del Pd? La terza via che convince le correnti del partito

Sarà Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, il nuovo araldo che riuscirà nell’impossibile compito di riunire tutte e quattordici le correnti del Partito Democratico? Lui ne sembra convito e convince anche quelle correnti scontente sia dei “rottamatori” che del “vecchiume” che dirige il Pd. Aperture a destra, con la rinuncia alla filosofia del posto fisso, difesa della moneta unica europea e altolà tanto agli oltranzisti guidati da Matteo Renzi, che ai riformatori che seguono la “coppia di fatto della politica” Debora Serracchiani e Pippo Civati.

Sono dieci le iniziative pubblicate da Zingaretti nel suo manifesto per il rilancio del Partito Democratico. “Meglio la chiarezza delle grandi scelte all’ambiguità dei distinguo” – afferma il presidente della Provincia di Roma, chiarendo i suoi intenti unificatori. Botte per i conservatori che “restano aggrappati alle certezze di ieri”, ma anche ai giovani “subalterni”: “pensano che l’unico modo di essere innovatori è dire le stesse cose che dice la destra”.

“Dieci mosse per cambiare l’Italia”, così definisce Zingaretti l’elenco di scelte strategiche da mettere in campo nella battaglia politica. Al primo posto, la necessità di una campagna per l’elezione diretta del presidente dell’Ue: “un nuovo spazio politico e costituire un punto di riferimento unico per portare le nostre esigenze con più forza in tutte le sedi internazionali”.

Secondo, eliminare le iniquità nel mercato del lavoro e nel sistema della previdenza sociale, puntando su un welfare dei servizi. Terzo punto, la costruzione di un sistema dell’istruzione aperto, per migliorarne la competitività nel mondo.

La cittadinanza per tutti i nati in Italia è il quarto punto esposto da Zingaretti, necessario per condurre una battaglia contro le discriminazioni razziali e sociali. Incentivare e finanziare la ricerca e lo sviluppo sono al quinto posto tra le proposte del presidente, seguite al sesto dalla necessità di promuovere la trasparenza nella pubblica amministrazione – legata a una sostanziale meritocrazia.

Focus anche sull’ambiente, con la necessità – al settimo punto – di redigere un piano nazionale per la sostenibilità urbanistica e il paesaggio: una legge di principi generali su come governare un territorio senza deturparlo. Una legge che vada di pari passo con un nuovo piano di infrastrutture nazionali – ottavo punto – basato su piccole opere immediatamente cantierabili capaci di dare respiro alle economie locali.

Al nono posto, Zingaretti cita la necessità di lanciare la green economy grazie a investimenti e project financing coordinati con un piano nazionale di sviluppo sostenibile. Infine, al decimo punto, banda larga, wifi e nuove tecnologie della comunicazione per superare il digital divide che penalizza l’Italia sullo scenario economico mondiale.

La figura di Nicola Zingaretti sembra mettere d’accordo molte frange del Pd, dai Dalemiani ai giovani Turchi. Ma la sua linea è un treno in collisione con le istanze chieste a sinistra dai seguaci “Civacchiani” di Civati e Serracchiani e a destra dai residui “rottamatori” che venerdì, sabato e domenica si sono dati appuntamento alla stazione Leopolda di Firenze per il “Big Bang” di Matteo Renzi.

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