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Mamma in coma dopo il parto, nei guai due anestesiste: “Senza ossigeno per 20 minuti”

La donna, una padovana di 35 anni, un anno fa ha avuto una crisi respiratoria prima di partorire. Non ha mai conosciuto suo figlio perché dal giorno del parto è costretta a vivere in stato vegetativo.
A cura di Susanna Picone
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Da ormai un anno una donna padovana di trentacinque anni, mamma di un bambino di un anno, è ridotta allo stato vegetativo. Non ha mai avuto la possibilità di conoscere il suo bambino perché è costretta a vivere attaccata a un respiratore in un istituto proprio dal momento in cui ha dato alla luce suo figlio. Tutto è accaduto il 28 aprile dello scorso anno. La giovane donna era stata ricoverata qualche giorno prima nel reparto di Ostetricia dell'ospedale civile di Padova per prepararsi a un intervento con cui le avrebbero agevolato il parto. Da ragazzina aveva infatti subito una lesione alla trachea dalla quale erano derivati dei problemi respiratori. Ma – ricostruiscono i quotidiani locali – la notte prima dell’operazione la donna ha avuto una crisi respiratoria. Gli infermieri hanno avvertito le due anestesiste di turno che invece di farle una tracheostomia per aiutarla a respirare hanno deciso di metterle la maschera dell’ossigeno e l’hanno portata in sala parto per far nascere il bambino.

Indagate due anestesiste dell’Azienda ospedaliera di Padova – Solo dopo il parto (il bambino sta bene) alla donna è stato praticato il taglio della trachea per farla respirare. Ma era troppo tardi: i venti minuti passati tra l’allarme e la tracheostomia sono stati fatali secondo il professore Carlo Moreschi di Udine, incaricato dal pm di esaminare le cartelle cliniche della mamma padovana. Secondo il medico sarebbe bastato intervenite d’urgenza per evitare che la donna rimanesse senza ossigeno al cervello per venti minuti. Per questo ha riportato un danno cerebrale irreversibile. Per quanto accaduto sono finite nei guai le due anestesiste, di 61 e 56 anni, in servizio all'Azienda ospedaliera di Padova. Cooperazione in lesioni colpose aggravate è l’accusa che muove loro il pubblico ministero Francesco Tonon che aveva avviato l’inchiesta dopo l’esposto denuncia del papà e dal marito della donna.

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