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Libia: musulmano si fa uccidere dall’Isis per non abbandonare l’amico cristiano

L’uomo è stato ucciso domenica insieme ad altri 27 migranti africani cristiani.
A cura di Davide Falcioni
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Si è fatto uccidere dai miliziani dello Stato Islamico per non lasciare solo il suo amico cristiano, che di lì a poco sarebbe stato giustiziato insieme ad altri 27 etiopi in Libia. E' l'incredibile storia di un musulmano raccontata dal quotidiano Avvenire: l'uomo non ha voluto abbandonare l'amico con il quale stava compiendo un viaggio che sarebbe dovuto terminare in Europa. La notizia giunge direttamente dall’Etiopia ed è stata rilanciata ieri in Italia dal sito del Pime MissiOnLine.

Da domenica, giorno in cui è stata compiuta la strage, le autorità di Addis Abeba sono impegnate nel tentativo di dare un'identità alle vittime mostrate nell'atroce video diffuso dallo Stato Islamico. Si è così scoperto che alcuni dei cristiani trucidati sono di nazionalità eritrea e che all'interno del gruppo c'era anche un musulmano chiamato Jamal Rahman. A confermare la sua presenza è stata una fonte legata agli shabaab, i fondamentalisti islamici che combattono in Somalia, che a un giornale on line del Somaliland ha rivelato che si sarebbe "convertito" durante il viaggio.

Un'altra fonte, anch'essa legata allo jihadismo, sostiene invece una tesi differente e considerata più verosimile: ovvero che l'uomo, con una definizione che il testimone definisce "folle", si sarebbe volontariamente offerto come ostaggio per non lasciare da solo, nelle mani dell'Isis, un suo compagno di viaggio cristiano. Forse sperava che la sua presenza sarebbe bastata a mutare la sorte degli altri 27 ostaggi. Così paradossalmente il video dello Stato Islamico si è trasformato da strumento di propaganda a veicolo per raccontare le contraddizioni dei terroristi islamici, che hanno ucciso un musulmano che coraggiosamente non voleva abbandonare l'amico cristiano.

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