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La ragazzina in lacrime davanti alla Merkel: “Ecco la mia storia di ospedali e fughe”

Finora non ha avuto una vita semplice Reem Sahwil, la 14enne palestinese che la settimana scorsa ha parlato con la cancelliera tedesca Angela Merkel del problema dei rifugiati. Nel suo passato ci sono fughe, campi profughi e problemi di salute piuttosto gravi.
A cura di Susanna Picone
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Reem Sahwil, la ragazzina palestinese che ha commosso il mondo dopo aver parlato con la cancelliera tedesca Angela Merkel delle politiche di accoglienza tedesche (e che molto probabilmente potrà rimanere in Germania), ha alle spalle una storia di fughe, di campi profughi e di ospedali. Ha alle spalle una storia difficile ricostruita, dopo che la giovane è diventata “famosa” per le sue lacrime davanti alla Merkel, dal New York Times che l’ha raggiunta nella sua casa di Rostock, dove Reem vive insieme alla sua famiglia. Reem ha spiegato che non aveva in mente di parlare alla Merkel del problema dei rifugiati e che tutto è avvenuto un po’ per caso. Le sue lacrime davanti al “no” della Merkel hanno fatto il giro del mondo. La 14enne palestinese è una delle migliaia di persone arrivate negli ultimi anni in Europa occidentale dal Medio Oriente, dall'Africa e da altre parti del mondo alla ricerca di sicurezza e opportunità. Reem si sente a casa sua in Germania, dice di essere stata trattata bene. Vive con i fratelli e i genitori in un appartamento che è stato messo a disposizione dalle autorità, la sua famiglia riceve un piccolo sussidio statale. Lei dopo cinque anni in Germania parla un tedesco fluente e dice che vuole studiare e rimanere a vivere nel Paese della Merkel. Spera di poter lavorare come interprete o come insegnante di inglese, per aiutare altri a superare quelle barriere comunicative che lei stessa conosce.

Reem è nata nel 2000 in un campo profughi a Baalbek, in Libano: è nata settimina e ha un tendine di Achille più corto e una paralisi cerebrale infantile che le ha paralizzato parzialmente il lato sinistro e le rende difficile camminare. Nell'estate del 2006, quando la guerra fra Israele e Hezbollah sconvolse la loro esistenza a Baalbek, i Sawhil scapparono in Siria per qualche mese, stabilendosi in un altro campo profughi. Quando tornarono in Libano Reem si ruppe la gamba destra in un incidente d'auto. Dopo anni di cure inadeguate, 2010 la famiglia di Reem fece domanda per ottenere un visto sanitario per la Germania e volarono a Düsseldorf per far operare Reem alla schiena. A pagare il viaggio il datore di lavoro del padre, la Croce Rossa, parenti e vicini. “Ci rivolgevamo a persone che non conoscevamo neppure: bussavamo alla porta e chiedevamo aiuto”, ha raccontato Reem. In Germania, poi, ha subito anche altre procedure mediche. Attualmente Reem frequenta una scuola con strutture per studenti disabili. “Quando sono a scuola, sento che sto facendo qualcosa per la mia vita”, ha spiegato. Quest’anno ha avuto i voti più alti nella sua classe in inglese e tedesco, le sue materie preferite. La risposta che le ha dato la Merkel? “È stata sincera, trovo che sia una buona cosa”, ha ammesso la giovane palestinese.

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