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L’italiano Filippo Grandi nuovo responsabile generale dell’UNHCR

Uno dei più importanti organismi delle Nazioni Unite verrà guidato dal 58enne italiano Filippo Grandi.
A cura di Davide Falcioni
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Il nuovo responsabile dell’Unhcr, l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, sarà l’italiano Filippo Grandi: a proporlo è stato il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon ma ora la parola finale spetta all’assemblea generale, che dovrà approvare la nomina con un voto di maggioranza che appare scontato. La principale rivale dell’italiano alla guida di quella che è considerata uno dei più influenti organismi dell’Onu è stata Helle Thorning-Schmidt, ex primo ministro danese da mesi impegnata in un’attività di lobbying per rivestire la carica. Alla donna, tuttavia, è stato preferito grandi per la sua crescita coerente nell’Unhcr. Secondo fonti del Palazzo di Vetro Ban Ki Moon avrebbe scelto l’italiano "perché nei suoi 4 anni da primo ministro il governo danese è stato nei più rigidi nelle politiche contro l'immigrazione e contro l'accoglienza dei rifugiati, e il segretario generale non vuole premiare in nessun modo politiche del genere".

Filippo Grandi 58 anni, da 30 lavora all'Onu: il suo principale incarico è stato la guida per dieci anni dell'Unrwa, l'agenzia Onu che si occupa dei rifugiati palestinesi e in particolare assiste i cittadini della Striscia di Gaza. L'italiano sostituirà l'ex premier portoghese alla leadership dell'Unhcr, agenzia che conta 10mila dipendenti schierati in 123 paesi del mondo.

Grandi guiderà l'Alto Commissariato per i Rifugiati nel pieno di una delle più drammatiche crisi migratorie, con decine di migliaia di persone che attraversano il Mediterraneo fuggendo soprattutto dalla Guerra in Siria. L'Unhcr, tuttavia, è in prima linea nella gestione di ben 60 milioni di rifugiati in tutto il mondo e 40 milioni di sfollati nei confini interni degli stati. Nel periodo in cui ha guidato l'Unrwa, vivendo tra Gerusalemme e Gaza, Filippo Grandi è stato chiamato a gestire crisi violentissime come la guerra in Libano del 2006, quella di Gaza del 2008-2009 e il conflitto in Siria, paese dove  vivevano 550 mila profughi palestinesi.

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