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Julian Assange e il caso Wikileaks

Julian Assange parla davanti all’ambasciata: “Obama, basta con la caccia alle streghe”

“Oggi sono qui, ma perché non posso essere laggiù, assieme a voi?”, con queste parole il fondatore di WikiLeaks ha esordito nel suo primo discorso in pubblico da marzo, direttamente dal balcone dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra.
A cura di Biagio Chiariello
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Sono le 15.20 quando Julian Assange si è affacciato dal balcone dell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, dove è asserragliato ormai da due mesi. Con indosso una camicia blu e una cravatta rossa, il fondatore di WikiLeaks si è rivolto alla folla di sostenitori assiepati sotto la sede diplomatica londinese: «Sono qui oggi perché non posso essere lì con voi». «L'Ecuador, una coraggiosa nazione, ha preso una posizione per la giustizia», detto Julian Assange in quello che è il suo primo discorso da marzo e che arriva proprio a margine del vociferato incidente diplomatico a tre sulle sue sorti in corso tra Gran Bretagna, Svezia ed Ecuador, appunto, con gli Stati Uniti che stanno a guardare. L'australiano, che ha incaricato il suo legale di «aprire un'azione legale per proteggere i diritti legali di Wikileaks e Julian Assange stesso», ha poi ringraziato «l'America Latina per aver difeso il diritto di asilo e grazie al popolo Usa, britannico, australiano e svedese per avermi appoggiato anche se i loro governi non lo hanno fatto».

 Il timore più grandi del padre di WikiLeaks è naturalmente quello di essere estradato negli Stati Uniti dove, come sembra, potrebbe essere processato per spionaggio, accusa per la quale rischia la pena di morte. «Gli Usa devono rinunciare alle minacce a Wikileaks – ha detto dal balcone della sede diplomatica ecuadoregna a Londra, l'unico posto dal quale poteva parlare in pubblico senza essere arrestato – Chi minaccia Wikileaks minaccia la libertà di espressione». E quindi punta il dito contro Obama, affinché rinunci alla «caccia alle streghe» contro Wikileaks. Assange ha poi rivolto il suo pensiero anche Bradley Manning, il militare americano in carcere negli Stati Uniti per essere "la presunta fonte di WikiLeaks" , chiedendone la liberazione e descrivendolo come uno dei prigionieri politici più importanti del mondo. Un riferimento anche all'incarcerazione in Russia dei membri del gruppo punk femminista, Pussy Riot. Sono un esempio di «unità nell'oppressione» ha detto Assange.

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