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I jihadisti italiani dell’Isis. I terroristi hanno anche aerei da guerra

Si tratterebbe di diversi connazionali “entusiasti” di combattere per lo Stato Islamico. “Sono sopratutto italo-marocchini e italo-libici”. Piloti militari iracheni stanno addestrando alcuni jihadisti a pilotare, utilizzando tre caccia di cui si sono impossessati i miliziani.
A cura di Biagio Chiariello
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L’Isis ha a disposizione anche aerei da guerra e tra le sue fila ci sono anche degli italiani. Sono le ultime nuove che arrivano dal Medio Oriente, in merito al gruppo jihadista che rivendica le zone del nord dell’Iraq. Secondo l'Osservatorio siriano dei diritti umani (Osdh), le milizie dello Stato Islamico avrebbero fatto decollare tre aerei sequestrati all'esercito siriano, grazie all'aiuto di piloti dell'ex aviazione irachena. “L'Isis dispone di tre aerei, verosimilimente MIG 21 e MIG 23, in grado di volare. Questi aerei sono stati presi negli aeroporti militari siriani ormai sotto il controllo dell'Isis, nelle province di Aleppo e Raqa", secondo l'ong, che basa le proprie informazioni per i suoi resoconti a una fitta rete di informatori in tutta la Siria. Peraltro, sempre secondo l'organizzazione, alcuni piloti militari iracheni in servizio al tempo di Saddam Hussein e che hanno successivamente abbandonato l'esercito ufficiale di Bagdad, starebbero istruendo alcuni membri dell'Isis, nell'aeroporto militare di al Jarrah, a est della città di Aleppo.

I jihadisti italiani dello Stato Islamico

"La presenza di italiani tra le fila dell'organizzazione dello Stato islamico (Is) è certa. Vi sono combattenti dall'Italia che lottano al fianco dell'Is, questo è un fatto certo e documentato – dice ad Aki – Adnkronos Internationa, Fares Tammo, coordinatore generale del Consiglio rivoluzionario curdo, ala militare dell'opposizione al regime di Bashar al Assad – Tutto ciò che sappiamo sono solo numeri, ma non abbiamo nomi". Secondo Tammo sarebbero varie “decine”, in particolare italo-marocchini e italo-libici così come italo-algerini. Arrivano al fronte "già indottrinati dal primo giorno", ma senza alcuna esperienza nell'utilizzo delle armi, aggiunge. Appena concluso l'addestramento, però, si dimostrano "felice" di combattere. "Posso assicurare che non si tratta solo di qualche caso isolato, e la maggior parte è originario dei Paesi del Maghreb, un numero inferiore sono musulmani asiatici. Tutti – prosegue Tammo – arrivano già indottrinati dal primo giorno e quindi non hanno bisogno di formazione ideologica, ma piuttosto di formazione all'uso delle armi".

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