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Gaza: Cile e Perù ritirano i loro ambasciatori a Tel Aviv

I due paesi sudamericani ritirano i rappresentanti diplomatici in segno di protesta per il massacro di Gaza. L’esercito israeliano: “Abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci erano stati affidati all’inizio della campagna. Ora la leadership politica deve decidere se andare ancora avanti o ritirarsi da Gaza”.
A cura di Biagio Chiariello
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Ore 22.00 – Cile e Perù hanno deciso di ritirare i propri ambasciatori a Tel Aviv in segno di protesta contro il massacro di Gaza.

Ore 19.30 – L'Egitto avrebbe chiesto a Hamas e Israele un cessate il fuoco della durata di 24 ore, che dovrebbe essere attuato  prima che comincino i colloqui al Cairo per la tregua: lo ha dichiarato un funzionario palestinese ad al-Jazeera. Stando a quanto riporta Haaretz, l’Onu avrebbe scoperto un carico di armi in una delle sue scuole in disuso nella Striscia di Gaza e denunciato la violazione di neutralità dell’organizzazione internazionale. Le armi, ha fatto sapere l’agenzia Onu, non possono essere rimosse a causa delle ostilità ancora in atto. Nel frattempo il numero dei morti aumenta: dalle 14 sono stati uccisi 14 palestinesi.

Ore 14.30 – Esercito di Israele: obiettivi raggiunti – "Abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci erano stati affidati all'inizio della campagna. Ora la leadership politica deve decider se andare ancora avanti o ritirarsi da Gaza". E' quanto detto da un fonte militare israeliana, citata dai media in forma anonima. Nel frattempo giunge notizia che i palestinesi vorrebbero chiedere una tregua umanitaria: l'annuncio arriva dal membro del comitato esecutivo Olp Yasser Abed Rabbo, che parla di 72 ore di cessate il fuoco.

"Abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci erano stati affidati all'inizio della campagna. Ora la leadership politica deve decidere se andare ancora avanti o ritirarsi da Gaza". Lo ha detto un'alta fonte militate israeliana citata dai media in forma anonima. Stasera alle 19 locali è prevista una nuova riunione del Gabinetto di sicurezza.

Ore 12.40 – Gli sfollati a Gaza sono 220 mila – Mentre proseguono i combattimenti nella Striscia di Gaza, cresce  anche il numero degli sfollati. Agli oltre 200mila se ne sono aggiunti nelle ultime ore altri 20 mila. Sono gli abitanti dei rioni di Izet Abed Rabbo (vicino al campo profughi di Jabalya) e di Zaitun (a est di Gaza) a cui Israele ha intimato di lasciare immediatamente le proprie abitazioni.

La giornata è appena cominciata a Gaza e il bilancio delle vittime nella Striscia è già stato aggiornato drammaticamente: almeno 26 palestinesi al momento, tra i quali figurano nove donne e quattro bambini, e 5 soldati israeliani uccisi nei combattimenti con un commando di arabi che stava tentando di infiltrarsi in un tunnel a Nahal Oz, vicino la frontiera con Gaza. Secondo i servizi di soccorso palestinesi, ammontano ad almeno 1.113 i morti dall'inizio dell'offensiva israeliana. Ieri il bilancio più grave della giornata è arrivato dal campo profughi di Shati, dove sono stati uccisi almeno 10 persone, di cui 8 bambini. Secondo alcuni testimoni a provocare la strage sono stati dei missili lanciati da un F-16 israeliano. Ma Tel Aviv ha prontamente nega l’attacco e ribaltato le accuse: “Poco fa l’ospedale di al-Shifa e il campo profughi di Shati sono stati raggiunti da missili difettosi sparati dai terroristi di Gaza – ha comunicato l'esercito in una nota – Terroristi hanno lanciato razzi contro Israele: uno ha colpito l’ospedale di Shifa, l’altro il campo profughi di Shati”.

ONU chiede cessate-il-fuoco, Israele dice no

E nonostante gli sforzi diplomatici in corso, sembra sempre più lontana l’ipotesi di un cessate-il-fuoco (immediato e incondizionato” per il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon) sulla Striscia di Gaza. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha annunciato: “Non fermeremo l’operazione finché non avremo neutralizzato tutti i tunnel del terrore a Gaza. Nessuna guerra è più giusta di questa – ha detto – Dobbiamo essere pronti per una lunga operazione fino a che la nostra missione non sia completata”. E a fargli eco è il ministro della Difesa israeliano, Moshe Ya’alon: “Non esiteremo ad estendere le operazioni del nostro esercito a Gaza, la campagna potrebbe protrarsi ancora lunghi giorni”.

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