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Conflitto Israelo-Palestinese

Guerra a Gaza, un fiume di persone a Tel Aviv contro Netanyahu: “Non ci fermeremo fin quando non andrà via”

A sei mesi dall’inizio della guerra a Gaza manifestanti chiedono elezioni immediate, la caduta del governo e qualsiasi sforzo possibile perché gli ostaggi ancora trattenuti siano rilasciati immediatamente. L’allerta per un probabile attacco dell’Iran non ha fermato il movimento che da settimane ormai ogni sabato scende in piazza contro il primo ministro israeliano.
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Foto di Lidia Ginestra Giuffrida
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Un fiume di persone si riversa nelle strade principali di Tel Aviv, è un altro sabato di protesta contro il governo Netanyahu. Cinquantamila manifestanti infuriati hanno chiesto elezioni immediate, la caduta del governo e qualsiasi sforzo possibile perché tutti gli ostaggi ancora trattenuti a Gaza siano rilasciati immediatamente.

L’allerta per un probabile, quasi certo, attacco dall’Iran non ha fermato il movimento che da settimane ormai ogni sabato scende in piazza contro il primo ministro israeliano. La scorsa settimana i manifestanti sono rimasti giorno e notte davanti  alla Knesset, il parlamento israeliano, a Gerusalemme, dando vita alla più grande manifestazione svoltasi in Israele dopo il sette ottobre.

Lunedì scorso la coalizione di governo ha approvato una parte importante dei propri piani di revisione giudiziaria, una legge che limiterà la capacità dei tribunali di rivedere le decisioni del governo. Il movimento antigovernativo ha promesso di continuare a protestare. Al centro dell’attuale movimento di protesta, nato un anno fa, c’è infatti il tentativo di difendere la Corte Suprema israeliana contro la “riforma” portata avanti dal ministro della Giustizia Yariv Levin per conto del governo.

Ma quello che sembra mancare nelle rivendicazioni democratiche dei manifestanti israeliani liberali, sono i cittadini palestinesi, che non hanno mai avuto fiducia nel sistema giudiziario israeliano. D'altronde si tratta dello stesso tribunale che non ha impedito l’espropriazione indebita delle terre dei palestinesi, non ha protetto i cittadini arabi dalle demolizioni delle case, non ha difeso lo status della lingua araba, e ha permesso che altre leggi ingiuste e razziste venissero approvate.

Foto di Lidia Ginestra Giuffrida
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“La democrazia non è possibile senza uguaglianza, la democrazia non può coesistere con l’occupazione e il controllo militare in Cisgiordania. Il governo in atto non è un’eccezione ma parte di un'ideologia e di un progetto fondato su supremazia etnica e razzismo”, spiega una manifestante all’interno del piccolo gruppo di manifestanti contro l’occupazione.

Esiste una parte della popolazione israeliana, infatti, che nelle proteste contro la coalizione di estrema destra chiede anche la fine dell’occupazione, del regime di apartheid e del genocidio in corso a Gaza. Si tratta del “blocco contro l’occupazione” di cui fanno parte diverse sigle tra cui quella di Hadash – partito comunista con sede in Israele  formato per il 90% da arabo-palestinesi – e il suo movimento giovanile, Breaking the Silence, Standing Together e altre. Da un punto di vista numerico, considerando i voti necessari alla formazione di un nuovo governo, la partnership ebraico-palestinese sembra rappresentare l’unica chance.

Ma una tale coalizione sarà possibile solo nel momento in cui i liberali ebrei saranno disposti ad abbandonare i propri privilegi e a rinunciare alla propria supremazia e si uniranno ai palestinesi nella richiesta di piena uguaglianza, liberazione e democrazia per tutti coloro che vivono “tra il fiume e il mare”.

Foto di Lidia Ginestra Giuffrida
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Questo obiettivo sembra piuttosto remoto e i palestinesi, se non fosse per il piccolo ma determinato blocco contro l’occupazione, sarebbero ancora completamente estromessi dalle proteste dei liberali che stanno incendiando Israele.

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Giornalista freelance, laureata in cooperazione internazionale e sviluppo. Ha conseguito il master di giornalismo della fondazione Lelio e Lisli Basso. Esperta di migrazioni e Medioriente, collabora con Al Jazeera English all'estero e diverse testate in Italia tra cui il Manifesto, L'Espresso, Altreconomia, Fanpage.it. Fa parte di FADA rete
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