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Filmano 16enne che fa sesso in discoteca e postano video su Facebook: “Indovinate chi è”

Quattro maggiorenni sono indagati per detenzione e diffusione di materiale pedopornografico. Il video, ripreso in un locale di Torino, ha innescato decine di commenti osceni e diffamatori e sono state pubblicate foto e generalità della ragazzina, che ha sporto denuncia alla polizia postale.
A cura di B. C.
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Si era appartata nel bagno di una nota discoteca di Torino con un ragazzo. Sconosciuto hanno ripreso con uno smartphone il rapporto sessuale consumato dalla ignara 16enne e hanno poi diffuso il video sulle proprie bacheche Facebook, dando vita ad un meschino "gioco" intitolato così: "Indovina chi è?". Ma lei li ha denunciati tutti. Così questa mattina gli agenti della Polizia Postale e delle comunicazioni di Torino ha eseguito quattro perquisizioni e conseguenti sequestri nei confronti di altrettanti maggiorenni resisi responsabili, spiega la questura, "di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico".  Il filmato aveva innescato decine di commenti osceni e diffamatori. Per giunta sul social network era state pubblicate anche foto e generalità della ragazza minorenne. La ragazza, inizialmente ignara di tutta, si è vista così arriva centinaia di richieste di “amicizia” su Facebook da persone mai viste prima, che che avevano però visto quel video. Addirittura era stata aperta una pagina Facebook intitolata “I bagni di…” riportando il nome del noto locale torinese.

La ragazzina si così è rivolta alla Polizia postale e ha denunciato il fenomeno che l’aveva fatta piombare in un vero e proprio incubo. L’indagine delle forze dell’ordine ha portato ai risultati sperati in pochi giorni, anche perché c’erano pochi elementi nascosti; dopo aver ricostruito la dinamica degli eventi, la polizia ha individuato i soggetti responsabili della divulgazione dei video o che comunque erano in possesso del materiale pedopornografico. Agli indagati, oltre ai vari smartphone e dispositivi informatici, sono stati sequestrati anche i profili su Facebook; "Le perquisizioni informatiche sul posto hanno inoltre permesso di rinvenire elementi attinenti ai reati contestati ed utili all’ulteriore sviluppo delle indagini", spiega la polizia, che aggiunge: "L’utilizzo di internet, fin troppo disinvolto e inconsapevole dei rischi da parte dei minori, è alla base delle  campagne educative che la Polizia postale e delle comunicazioni porta avanti da anni nelle scuole di ogni ordine e grado".

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