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Fare sesso in un confessionale? Non è reato

Assolta in secondo grado una coppia che era stata condannata per aver avuto un rapporto sessuale all’interno di un confessionale del Duomo di Cesena. I due amanti furono sorpresi da una anziana.
A cura di S. P.
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Secondo la corte d’appello di Bologna fare sesso in un confessionale non rappresenta un reato. I giudici di secondo grado hanno infatti assolto una coppia, che era stata condannata per aver consumato un rapporto sessuale in un confessionale del Duomo di Cesena, dal reato di atti osceni in luogo pubblico. Come scrive Studio Cataldi, i fatti risalgono al giugno 2008. I due amanti furono sorpresi da una signora anziana mentre erano intenti a consumare l'atto sessuale nel confessionale e, denunciati per atti osceni in luogo pubblico, furono poi condannati in primo grado a tre mesi di reclusione. La vicenda scosse la comunità religiosa (tanto che nel duomo venne anche fatta una messa di riparazione), ma l’avvocato della coppia non si fermò davanti alla sentenza di primo grado e decise di far valere una diversa interpretazione dei fatti davanti alla legge. Parlando con Radio Cusano Campus, l'avvocato Alessandro Sintucci ha spiegato che la lettura fatta in primo grado si prestava infatti ad alcune contestazioni.

Confessionale come luogo privato – “Quando accadde il fatto ricordo la preoccupazione del parroco e del vescovo, si pensava che i due soggetti appartenessero chissà a quale setta, in realtà sono due ‘sfigati' che hanno approfittato del primo posto che hanno trovato e hanno fatto una sciocchezza. Credo ci fosse la notte bianca a Cesena, hanno fatto mattina e si sono infilati dentro al confessionale”, ha spiegato l’avvocato che ha aggiunto di non sapere che fine abbia fatto il confessionale. “So che doveva essere ‘ribattezzato' – ha continuato – giuridicamente era una questione interessante. Ho sostenuto che il confessionale, non essendo un luogo esposto al pubblico, ma nel quale viene esercitato il sacramento della confessione, è per sua natura un luogo chiuso e non visibile. Quindi abbiamo cercato di dimostrare che non era possibile far valere l'accusa di atti osceni in luogo pubblico perché il luogo è privato”.

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