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Ecco 7 buoni propositi “speciali” per l’anno nuovo

I disabili non esistono, è il contesto che limita le persone. La società ha infatti un enorme potere, quello di decidere se continuare ad alimentare la disabilità oppure se, finalmente, limitare gli handicap, nel senso più sportivo del termine.
A cura di Iacopo Melio
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2017
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Il 2017 sta per arrivare e come sempre ognuno di noi si trova a fare a se stesso delle promesse che talvolta non riuscirà a mantenere, anche se illudersi di un miglioramento personale non fa mai male. Se non altro incoraggiare se stessi, almeno per i primi giorni del nuovo anno, ci è utile per ricaricare le pile, magari riprendendosi dalle delusioni che i precedenti 12 mesi hanno portato.
Ho deciso così di suggerirvi 7 buoni propositi che potrete tentare di "spuntare" nei confronti della disabilità. Un regalo di civiltà verso chi, come me, vive con un qualche handicap, ma soprattutto verso voi tutti.

Perché dai, diciamolo: nel 2016 è stata confermata l'esistenza delle onde gravitazionali; la sonda Juno si è avvicinata come nessuna a Giove, sfidando le sue tempeste radioattive; Philae, il lander della missione Rosetta, ha proseguito (e terminato) l'esplorazione di una cometa; l'UE si è dotata di una costellazione satellitare per osservare la Terra, per uso ambientale, geologico, agricolo e altro ancora; Paolo Nespoli ha presentato la missione VITA, che in barba ai suoi 60 anni lo porterà ad abitare per qualche mese nella Stazione Spaziale Internazionale per condurre nuovi esperimenti; è stato firmato un accordo tra la Virgin Galactic e Altec per aprire uno spazio-porto in Italia; hanno avviato la fase sperimentale per l'utilizzo del sistema di Navigazione Satellitare Europeo Galileo… e noi, comuni mortali, non siamo ancora in grado di comprendere e mettere in atto delle regole basilari di convivenza civile.

A voi, a noi, auguro quindi un nuovo anno fatto di altri piccoli passi avanti per quella rivoluzione culturale della quale abbiamo, davvero, tanto bisogno.

  1. Smettere di occupare i parcheggi per disabili:
    Se a Capodanno è un'impresa trovare parcheggio per tutti, fate conto che per un disabile sia il 31 Dicembre tutto l'anno. Avere l'auto vicino casa, all'ingresso di un centro commerciale o di un ufficio pubblico è un aiuto non da poco per chi ha problemi motori o non può affaticarsi (nel caso di una disabilità "invisibile"): eliminate quindi, per il prossimo anno, il vizietto di rubare diritti a destra e a manca, ma soprattutto cancellate l'arroganza che talvolta caratterizza le vostre risposte quando qualcuno vi fa notare l'errore. No, non avete ragione, mettetevi l'anima in pace che oltre ad essere superficiali, poi, risultate pure per cafoni.
  2. (o 1 bis) Non usare i marciapiedi come aree di sosta:
    Gli scivoli dei marciapiedi non sono stati progettati per aiutarvi a parcheggiare meglio su di essi: imparate a lasciarli liberi, per favore, perché non ci sono solo persone in carrozzina o temporaneamente infortunate, ma anche madri con i passeggini, anziani o ciclisti che potrebbero averne di bisogno. Esistono quei rettangoli con strisce bianche, o blu, intorno, dove poter mettere la macchina: sfruttateli, è legale!
  3. I bagni riservati non sono pubblici:
    Per definizione, smettete di fare i vostri bisogni nei nostri bagni. Perché se è vero che da seduti siamo tutti uguali, è anche vero che qualcuno non è in grado di attendere nemmeno un solo minuto se deve fare pipì o altro di più impegnativo. Non lamentatevi se poi, per dispetto o necessità, qualcuno "di noi" vi fa trovare una sorpresina davanti alla porta… < risata malefica >
  4. A proposito, basta "noi" e "voi":
    Impariamo a svuotare gli scompartimenti e i cassetti nei quali, fino a ieri, abbiamo infilato le persone, e buttiamo tutto e tutti in un unico sacchetto, agitando il tutto come state facendo in queste vacanze coi numeri della tombola. Anziché tracciare confini ed indicare le differenze, costruiamo ponti ed evidenziamo le uguaglianze, che fa più figo.
  5. Abolire la parola "speciale":
    Non stiamo parlando di un piatto di pasta cucinato dalla nonna, o dell'effetto di un film fantasy, o dell'offerta di un negozio di abbigliamento prima di Natale… Un disabile non è una persona speciale e non si considera un supereroe, anzi, ciò che desidera è conquistare una normalità, anche anonima e mediocre (in senso positivo e non dispregiativo) purché scontata: abolire questa grande etichetta è il primo importante passo per evitare la discriminazione. I disabili, in quanto persone come tutti, sono simpatici o antipatici, intelligenti o scemi, brutti o belli, buoni o stronzi. Smettiamo di vedere come straordinaria ogni cosa che facciamo, altrimenti finirete con lo stupirvi e farci un applauso ogni volta che compiamo anche il gesto più semplice, tipo tirare lo scarico del WC… e suvvia, la cosa fa un po' ridere.
  6. Sfanculiamo il “politically correct”:
    “Disabile”, “diversamente abile”, “soggetto a ridotta mobilità”, “persona con handicap”… Smettiamo di aver paura di chiamare le cose con il loro nome e di rapportarci ad esse: Iacopo, Laura, Marco, Serena, Pietro… Siamo persone, non siamo la nostra malattia o le nostre carrozzine, così come voi non siete il vostro paio di scarpe (questo lo dico spesso e “tira” sempre, ma è bene ribadirlo). E vi svelo un altro segreto, non solo potete dire frasi apparentemente scomode, come “usciamo a far due passi”, “non prendere questa cosa sottogamba” o ancora “ci vediamo!” (rivolto ad un cieco, ovviamente), ma potete addirittura scherzare, insieme a noi, delle nostre disabilità. Perché la cosa davvero bella è la condivisione, in positivo, di uno svantaggio che se valorizzato può diventare addirittura un punto di forza, e non certo una beffa verso qualcuno. Osate, con naturalezza, perdiana!
  7. "I disabili non esistono" come mantra:
    Esatto, anche questo lo dico sempre e non smetterò mai di ripeterlo. Dobbiamo avere massimo rispetto per la sofferenza e per la malattia, certo, ma non nascondersi dietro alla disabilità, perché i disabili non esistono! È il contesto, lo spazio intorno a noi, che limita le persone. Se voglio andare a cena fuori e ho qualcuno che mi aiuta a salire in auto e mi accompagna, se il ristorante non ha scale al suo ingresso e la piazza fuori ha gli scivoli adeguati per fare un giro dopocena, senza ostacoli, perché mai dovrei sentirmi disabile o svantaggiato? La società ha un enorme potere, quello di decidere se continuare ad alimentare la disabilità oppure se, finalmente, limitare gli handicap, nel senso più sportivo del termine. Si tratta di una partita troppo importante: per questo 2017 giochiamola insieme.
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Laureato in Scienze Politiche (curriculum in "comunicazione, media e giornalismo"). Racconta le storie degli altri come giornalista, scrittore e attivista per i diritti umani e civili. Vincitore del Premio "Cittadino Europeo" nel 2017, è stato nominato "Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana" da Sergio Mattarella nel 2018.
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