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Da Rebibbia, Lusi vuota il sacco e accusa i rutelliani

Nelle sette ore e mezza di interrogatorio davanti al gip nel carcere romano, l’ex tesoriere della Margherita ribadisce le accuse nei confronti dei vertici del partito: “Tutti gli investimenti immobiliari che ho fatto dal 2007 in poi li ho fatti per conto della corrente di Rutelli, c’era un preciso patto fiduciario”
A cura di Biagio Chiariello
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rutelli e lusi

Dal carcere di Rebibbia dove è rinchiuso da quattro giorni, Luigi Lusi ha cominciato a raccontare «le molte cose» che ha assicurato di aver ancora da dire, in merito allo scandalo dei soldi sottratti dalle casse del Margherita. L'ex tesoriere è accusato di associazione per delinquere finalizzata all'appropriazione di almeno 25 milioni di euro. Al gip Simonetta D'Alessandro, nelle oltre sette ore e mezza dell'interrogatorio di garanzia, ha rivelato tutti i dettagli di quello che ha definito «il sistema»,  sottolineando due segmenti temporali: «Il periodo dal 2001 al 2006 e poi dal 2007 al 2011». Dell'incontro nel penitenziario capitolino tra gli inquirenti e il senatore, hanno parlato i legali di quest'ultimo, Luca Petrucci e Renato Archidiacon,confermando che Lusi «Ha dato tutte le informazioni necessarie ai magistrati per trovare i riscontri».

Lusi ha fatto un excursus degli anni da tesoriere alla Margherita, durante i quali ha ricevuto in totale 214 milioni di euro di finanziamento pubblico. «Ha fatto molti nomi» dicono i due difensori, anche se su questi, a quanto si apprende, non ci sarebbero riferimenti penalmente rilevanti. Ha precisato che nel primo periodo citato («dal 2001 al 2007») la sua funzione di controllo dei bilanci del partito era «regolare e rigorosa e riguardava una verifica accurata di tutte le entrate e le uscite». Le cose sono però cambiate dal 2007 ovvero da quando il partito si sciolse e il suo controllo sui bilanci «è stato solo formale e non ha riguardato le entrate e le uscite», quindi «era meno accurato».

Con lo scioglimento della Margherita, la fusione con i Ds e successivamente la costituzione del Pd, c'è stata la ripartizione dei fondi e delle spese tra Popolari (60 per cento) e Rutelliani (40 per cento). Una sorta di accordo spartitorio per il quale «tutti gli investimenti immobiliari» da lui fatti, tracciabili e riconducibili appunto alla sua persona, sono avvenuti «per conto della corrente rutelliana e in virtù di un patto fiduciario con tale corrente per fare rientrare i soldi in questa maniera». Il senatore ha poi ammesso che in questo meccanismo di gestione opaca dei bilanci si sarebbe anche lui appropriato di somme di denaro. La sintesi del lungo interrogatorio tenutosi a Rebibbia è che il «quadro accusatorio si è rinforzato e corroborato da dettagli che ora dovranno essere esaminati» assicurano fonti giudiziarie.

Francesco Rutelli ha immediatamente replicato alle nuove accuse rivoletegli dal suo ex colleg. In una nota, riferendosi alle indiscrezioni sull'interrogatorio, ha affermato che «se è vero che ha detto di aver concordato con la "corrente rutelliana" le operazioni di ladrocinio a beneficio personale e dei suoi familiari, significa che Lusi vuol fare la fine di Igor Marini» che  fu condannato a 10 anni di carcere anche per calunnia a danno dello stesso Rutelli. Anche Matteo Renzi, tra gli accusati dall'ex tesoriere della Margherita, è intervenuto sulla questione a margine dei lavori del “Big Bang. Italia Obiettivo Comune”: «È bene che Lusi dica tutto quello che sa, davvero tutto, e faccia chiarezza. Il fatto che abbia aspettato di essere arrestato per farlo è un po’ triste. Ma io ora spero che dica tutto quello che deve dire».

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