Astici e aragoste: la tortura è anche prima di finire in pentola
Astici vivi e con le chele legate, esibiti come qualsiasi altra merce. Piazzati in bella vista nei centri commerciali, soprattutto in queste vacanze natalizie. Ma è giusto che questi crostacei siano trattati in questo modo? A far luce sulla faccenda ci pensa un'inchiesta di Saverio Tommasi e Camilla Lattanzi sulle promesse, a quanto pare non mantenute, dell'Ipercoop. "Sia chiaro- premettono gli autori- uccidere e mangiare astici non è reato", il problema, piuttosto, è quello di "garantire agli animali uno standard di vita quanto meno accettabile prima di finire in pentola".
Tommasi e Lattanzi ricordano che nel 2008- dopo che la Lega antivivisezione italiana denunciò la cattiva condizione dei crostacei vivi su ghiaccio con le chele legate- la Coop si impegnò a non mettere più sul ghiaccio gli animali vivi (cosa che effettivamente è avvenuta) e a "individuare e a definire insieme all'istituto zooprofilattico le corrette modalità di gestione della legatura delle chele". Un altro impegno che assunse la Coop fu quello di sensibilizzare il consumatore affinché, nel cuocere i crostacei, questi ultimi non venissero immersi vivi in acqua bollente.
Nonostante i proclami, però, la procedura della legatura delle chele sembra andare tranquillamente avanti e quando Saverio Tommasi decide di telefonare agli uffici della Coop per chiedere lumi sulla faccenda, le versioni dei suoi interlocutori sono divergenti: uno gli dice che l'utilizzo dell'elastico deve essere momentaneo e che ci sono una serie di procedure che i punti vendita dovrebbero rispettare, un altro dichiara che al momento, data la particolare natura degli animali (spesso aggressiva) non ci sono alternative alla legatura.
La cosa certa, però, è che la modalità corretta per uccidere astici e aragoste non è quella di immergerle vive in acqua bollente (nonostante molte ricette dicano proprio così). I migliori cuochi ritengono infatti che tale procedura non ne migliori il sapore. Bisogna quindi ucciderli prima di cucinarli, così da non provocare loro delle sofferenze che, sicuramente, non meritano.