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Anche il M5S vota per togliere l’immunità al grillino Giarrusso

Il senatore andrà a processo e dovrà rispondere dell’accusa di diffamazione nei confronti di un’esponente del Partito Democratico siciliano, Maria Greco.
A cura di Charlotte Matteini
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Il Senato ha concesso l'autorizzazione a procedere per l'Onorevole Michele Giarrusso del Movimento 5 Stelle. Il senatore solo due settimane fa chiese ai colleghi di potersi avvalere dello scudo dell'insindacabilità, provocando una serie di polemiche in quanto i parlamentari e gli attivisti del Movimento sin dalla nascita hanno sempre sostenuto di essere favorevoli all'abolizione dell'immunità parlamentare e che mai i cittadini portavoce dei 5 Stelle si sarebbero avvalsi del privilegio per evitare di essere sottoposti a procedimento giudiziario.

In un post pubblicato sul proprio profilo Facebook, Giarrusso motivò il ricorso all'immunità parlamentare perché considerato un diritto inalienabile per chi, nello svolgimento delle proprie funzioni, dovesse incappare in un procedimento giudiziario avviato in maniera pretestuosa. Giarrusso infatti sostiene che la querela per diffamazione presentata dall'esponente siciliana del Partito Democratico Maria Greco, accusata dal senatore M5S di essere molto vicina agli ambienti mafiosi, sarebbe immotivata, sottolineando che l'espressione “esibire in maniera plateale comportamenti e soggetti denotanti contiguità con gli ambienti mafiosi” contestata dalla querelante sarebbe invece riferita a un "fatto assolutamente vero e confermato anche dalla querelante, della presenza del Sig. Giannitto Giuseppe".

Nonostante la memoria difensiva presentata dal senatore grillino – che a seguito della polemica scoppiata e del parere dei vertici del Movimento decise di ritirare, rimettendosi alla volontà parlamentare – con 159 voti a favore, 75 contrari e 4 astenuti, il Senato ha votato a favore della sindacabilità in giudizio delle affermazioni dell'Onorevole Giarrusso, concedendo quindi l'autorizzazione a procedere. A favore della sindacabilità si erano espressi pubblicamente Pd, M5s e la componente Si del gruppo misto, mentre i senatori di centrodestra e Ala propendevano invece per il voto contrario.

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