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Aiutò una famiglia del Darfur a passare il confine di Ventimiglia, ora rischia 3 anni di galera

Nel 2016 il 28enne Felix Croft aiutò una famiglia di migranti del Darfur bisognosi di assistenza a passare la frontiera di Ventimiglia e per questo ora rischia una condanna a oltre 3 anni di carcere e 50mila euro di multa per traffico illegale di clandestini.
A cura di Charlotte Matteini
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Una foto del presidio a Ventimiglia
Una foto del presidio a Ventimiglia

“Sapevo di commettere un reato e mi sono rifiutato come ho fatto in altre situazioni. Hanno insistito e, dopo aver visto anche le ustioni sulle braccia di uno dei due bambini, ho preso la mia decisione, pur sapendo di commettere un reato”. Per aver aiutato una famiglia sudanese composta da 5 persone, di cui due minorenni e una donna incinta – proveniente dal Darfur, una zona dilaniata da anni di conflitto civile – a passare il confine per entrare in Francia e richiedere l'assistenza di cui aveva bisogno, Felix Croft – 28enne francese – ora rischia di essere condannato a oltre tre anni di carcere e 50mila euro di multa per trasporto illegale di clandestini. Arrestato dai carabinieri il 22 luglio del 2016, Croft è finito sotto processo a Imperia perché, secondo quanto sostenuto dal pubblico ministero Grazia Pradella, nonostante l'uomo dica di aver agito per scopi umanitari, la legge non fa differenza e il reato rimane reato a prescindere dalle motivazioni di chi lo compie.

“La norma di base del testo non necessita di un fine per il trasporto illegale di clandestini. Ha ricordato che dietro il trasporto di clandestini, si possono nascondere fenomeni di terrorismo, legati alla Jihad ed all’Isis”, ha specificato la pm, ricordando che Croft sarebbe non solo reo confesso, ma che i migranti aiutati da lui "comunque erano ospiti di una struttura a Ventimiglia, dove potevano chiedere cure mediche ed asilo politico”. Replicando all'arringa del pubblico ministero, la difesa di Croft ha invece chiesto la pena assoluzione del ragazzo perché "il fatto non sussiste e non costituisce reato": "Queste persone si trovavano in uno stato di bisogno tale da necessitare un aiuto. Bisogna tenere conto del fatto che l’imputato ha agito per scopi umanitari, per aiutare due bambini e una donna in gravidanza che non era assistita in maniera adeguata. Per aiutare una famiglia che fuggiva da un paese dove è in corso uno dei più sanguinosi conflitti del secolo. “Se il racconto di Croft è genuino, allora i migranti a bordo della sua auto non erano clandestini, non erano migranti irregolari, non erano jihadisti, erano rifugiati. E come rifugiati avevano valido titolo di soggiorno ed ingresso in Francia e quindi il loro ingresso non configura l’ipotesi criminosa”, hanno aggiunto gli avvocati difensori Laura Martinelli ed Ersilia Ferrante, sottolineando inoltre che una recente sentenza emessa dal tribunale di Nizza, che ha condannato il contadino francese Cédric Herrou al pagamento di una multa da 3mila euro per aver aiutato a entrare in Francia decine di migranti, ha sancito che "non costituiscono reato le attività di soccorso e assistenza umanitaria prestate in Italia nei confronti di stranieri in condizioni di bisogno". Dopo la richiesta di condanna avanzata dal pubblico ministero Pradella, il giudice ora ha rinviato la sentenza, prevista per oggi, al prossimo 27 aprile.

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