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Aggredisce il fidanzato dell’ex con una roncola, poi si suicida lanciandosi dal viadotto

L’aggressore non era riuscito a superare la rottura con l’ex compagna, con cui aveva avuto una bambina due anni fa. La vittima rischia di perdere un braccio.
A cura di C. T.
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viadotto

Ha aggredito il nuovo compagno della sua ex, accecato dalla folle gelosia. Poi, ha preso l'automobile e si è lanciato dal viadotto dell'autostrada. Matteo Bottecchia, trentaduenne di Treviso, non riusciva ad accettare la separazione da Marta Langero, di ventiquattro anni, con cui aveva avuto una storia dalla quale era nata due anni fa una bambina. La donna, però, da un po' di tempo aveva una nuova relazione, con un trentacinquenne di Scomigo, Gianpietro Pagotto, titolare della "Bruschetteria da Giampy" a Serravalle.

Durante la notte tra martedì, intorno alle 2 e 30, dopo aver chiuso il locale e riaccopagnato Marta Langero che lavora con lui, Pagotto si era messo in macchina per fare ritorno a casa. All'altezza di via Aliprandi a Conegliano (Treviso), vicino a una strettoia, si è trovato davanti Bottecchia, armato di roncola e coltello, che evidentemente aveva seguito la coppia sin dall'uscita dalla bruschetteria. Il trentaduenne ha aggredito il rivale in amore, e con la roncola ha rotto il finestrino della macchina, colpendo ripetutamente Pagotto che era ancora dentro l'abitacolo. Le urla dell'uomo, però, hanno attirato l'attenzione dei vicini, e dalle villette circostanti qualcuno aveva inziato ad affacciarsi. Spaventato, Bottecchia allora ha deciso di fuggire su via Lourdes e allontanarsi. Dopo aver recuperato la sua automobile, ha deciso di togliersi la vita lanciandosi dal cavalcavia dell'A27.

Nel frattempo Pagotto era rimasto sanguinante all'interno della macchina, ancora parcheggiata sul luogo dell'aggressione. L'uomo ha poi perso conoscenza e adesso rischia l'amputazione di un braccio per le ferite riportate. Prima di svenire, però, è riuscito a telefonare alla fidanzata e raccontarle l'accaduto. Il trentacinquenne si trova ora ricoverato all'ospedale di Pordenone.

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