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Opinioni

5Stelle: un partito con tutti i limiti di Facebook

Non li avevamo mai visti in questi anni. Certo, hanno fatto banchetti e raccolto di firme, hanno imperversato sui blog e sui social network, hanno diffuso il verbo del “vaffanculo” da nord a sud. E però Beppe Grillo ce li aveva sempre tenuti nascosti.
A cura di Federico Mello
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Finalmente li stiamo cominciando a conoscere. Sono i deputati e senatori a 5Stelle. Militanti provenienti da ogni angolo dello stivale, tutti precedentemente candidati e non eletti in qualche elezioni locale e oggi uniti in Parlamento sotto le insegne del secondo partito italiano.Non li avevamo mai visti in questi anni. Certo, hanno fatto banchetti e raccolto di firme, hanno imperversato sui blog e sui social network, hanno diffuso il verbo del “vaffanculo” da nord a sud. E però Beppe Grillo ce li aveva sempre tenuti nascosti. D'altronde il famoso divieto di andare ai talk show, (imposto dal blog solo nell'ultimo anno) non è un capriccio del capo politico, né tanto meno un riflesso ideologico. È invece fondamentale rispetto alle strategie mediatiche di Grillo e Casaleggio.

Andare in tv, per militanti ed eletti, vuol dire svettare rispetto agli altri, alimentare l'ego, creare una gerarchia tra più noti e meno noti. Ma soprattutto, per dibattere con qualsiasi politico e giornalista dei problemi del Paese, bisogna essere in grado di scendere in una arena. Bisogna avere argomenti, idee chiare, programmi precisi, un mondo di riferimenti valoriali forti che possano permettere di comunicare con il proprio pubblico.

Ai grillini tutto questo manca. La stessa Federica Salsi, poi scomunicata dopo la sua partecipazione a Ballarò, non brillò nel salotto di Floris. È comprensibile che per loro risulti difficile cimentarsi con questa sfida. L'universo costruito da Beppe Grillo si basa su paradossi e slogan che possono “tenere” se vanno in onda su La Cosa, se rimangono confinati in un post o in un tweet. Ma non sono sufficientemente articolati per reggere un confronto pubblico. Inoltre, la catena di comando è chiara: al netto della retorica, gli stessi eletti grillini hanno fatto vedere come sia impossibile per loro esprimere una opinione, ad essere autorizzate sembrano solo le sparate di Beppe Grillo.

Eppure tutto ciò non vale solo per i talk show, bensì per ogni aspetto del mondo grillino. I 5Stelle, se escono da sotto l'ala protettiva del comico, rischiano di schiantarsi sul duro muro della realtà. Ne abbiamo avuto prova in questi giorni. In appena due settimane di legislatura i 163 parlamentari stellati hanno inanellato una serie impressionante di gaffe (dai microchip a “non stringo la mano a Rosi Bindi”; dalle autosmentite di Crimi ai “giornalisti mi stanno su cazzo”; dal pranzo al lussuoso ristorante della Camera al doppio abboccamento col finto Nichi Vendola) ma non hanno ancora presentato nessuna proposta di legge (oltre cento quelle depositate dai “vecchi” partiti”).

È forse ancora presto per dirlo ma allo stato attuale, rispetto alle loro altisonanti promesse, alla loro spocchia (“apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno”, “arrendetevi siete circondati”) per ora quello che hanno dimostrato è un alto livello di improvvisazione non all'altezza delle sfide che la crisi ci mette davanti.

La mia impressione è che in questo passaggio dalla propaganda alla politica, dai palchi agli scranni, i 5Stelle scontino le difficoltà che tutti noi, nella vita di ogni giorno, affrontiamo passando dal virtuale al reale, dalla chiacchierata su Facebook all'incontro dal vivo. Mi spiego. Anche se non ce lo diciamo, è evidente che tutti noi curiamo con attenzione il nostro avatar digitale. Su Facebook, per esempio, togliamo il tag alle foto che non ci piacciono, ci facciamo belli con amicizie e frasi estemporanee, condividiamo solo cio che ci rappresenta e che suoni il più possibile “cool”. Su Facebook, insomma, forniamo un'immagine bidimensionale, edulcorata, posticcia di noi stessi: non pubblichiamo mai un nostro problema, una nostra ignoranza; non facciamo mai vedere – quanto meno volutamente – il lato oscuro che alberga in ognuno di noi.

Traslando questo atteggiamento, per i 5Stelle sta succedendo qualcosa di molto simile. E non c'è da stupirsene. Gianroberto Casaleggio è un mago della propaganda e del marketing digitale. Ha preso le tecniche, le tattiche e lo stile manipolatorio più efficace nel campo della pubblicità sui social network, le stesse usate da grandi multinazionali e piccole imprese, e l'ha adattato alla politica. A ben vedere, lo stesso messaggio grillino risulta un “meme” perfetto per surfare i tratti distintivi del web, quelli che si alimentano del complottismo, del pressapochismo, dell'esoterismo, della superficialità, dell'odio, della rabbia.

Il problema dunque è l'incontro/scontro con la realtà. Se da pagine Facebook super-popolate, da un trend quasi egemonico costruito online, passiamo al governo del Paese, le risposte da dare devono essere molto più articolate – e nel caso italiano molto più urgenti e necessarie – di quanto non debba succedere con qualsiasi altro “prodotto” veicolato online. Così arriviamo ai giorni nostri.

Il Movimento 5Stelle adesso è uscito da Facebook. E per ora, fuori dallo scintillante mondo dei social network, appare come il protagonista di un appuntamento galante andato a male. Dopo mesi in cui abbiamo chattato con qualcuno, che ci siamo scambiati sms e telefonate, dopo che ci siamo mandati le foto sfoggiando il nostro sorriso migliore, davanti ad un bicchiere di vino, incontrandoci per la prima volta, potremmo capire che la persona che abbiamo davanti è completamente diversa da come l'avevamo immaginata. Anzi, lo intuiamo a prima vista: in realtà non ci piace per niente. Ai 5Stelle tocca ora dimostrare che noi sia così. Ma in fretta. Perché la situazione è critica e le risposte necessarie urgenti. E non basteranno qualche migliaio di “mi piace” a rimettere la barca sulla giusta rotta.

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35 anni, leccese, giornalista. Sono stato blogger, poi Annozero, Il Fatto Quotidiano e Pubblico. Ho scritto «Il lato oscuro delle stelle» : http://goo.gl/nCnaI
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