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Torino: sesso con una studentessa in cambio di voti alti. Prof si difende: “Ero infatuato”

Ha parlato di infatuazione avvenuta in un periodo di forte disagio Luca Sgarbi, professore associato di Diritto del Lavoro imputato per concussione ai danni di una studentessa. Era stato arrestato con l’accusa di aver chiesto favori sessuali e foto hard a una studentessa in cambio di una laurea con il massimo dei voti.
A cura di Susanna Picone
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Si è difeso in tribunale parlando di “un’infatuazione” Luca Sgarbi, il professore associato di Diritto del Lavoro all’Università di Torino imputato per concussione ai danni di una studentessa. “Si è trattato di infatuazione – è quanto ha detto il docente, arrestato nel 2016, questa mattina in Tribunale a Torino -. Per altro avvenuta in un periodo di forte disagio psicologico e di utilizzo di sostanze stupefacenti”. A spiegarlo, a margine dell'udienza, il suo avvocato Mauro Ronco. “Il mio cliente – ha chiarito l’avvocato – ha respinto ogni addebito. E ha ribadito il suo ruolo di professore universitario. Si tratta solo di una studentessa, quindi non si può parlare di serialità”. Sgarbi, quarantasette anni, era stato arrestato l'11 novembre dello scorso anno con l'accusa di aver chiesto favori sessuali e foto hard a una studentessa in cambio di una laurea con il massimo dei voti. Secondo la ricostruzione del pm coordinatore dell'inchiesta, il docente si era convinto di aver individuato la studentessa tra gli utenti di una chat di incontri che frequentava.

La denuncia della studentessa e l’arresto del professore – La studentessa, una ventiduenne iscritta alla facoltà di Giurisprudenza a Torino, aveva denunciato il suo docente e relatore di tesi perché turbata dal tenore dei messaggi che Sgarbi le aveva mandato poco prima della discussione. La denuncia era stata presentata prima al garante degli studenti dell’Ateneo e poi alla magistratura. Il docente, stando alla denuncia, aveva appunto chiesto alla ragazza di fare sesso con lui e di inviargli foto hot: in cambio, lui le avrebbe assicurato la lode alla laurea. Gli episodi contestati risalgono all’estate dello scorso anno e finora l’imputato aveva sempre parlato di un equivoco. Recentemente uno specialista incaricato dal giudice di svolgere una perizia ha sostenuto che il professore era seminfermo di mente al momento dei fatti.

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