Supermercati contro i buoni pasto: “Meglio i soldi in busta paga”
Supermercati, bar e ristoranti contro i buoni pasto, i ticket usati ogni giorno da circa 2 milioni di lavoratori che li ricevono insieme allo stipendio. È Federdistribuzione – sigla che mette insieme un gruppo di super e iper mercati che da soli assorbono circa un terzo dei buoni pasto in circolazione in Italia – a lanciare una provocazione chiedendo di mettere i soldi in busta paga. Quello dei buoni pasto – ricostruisce il quotidiano Repubblica – è un mercato che vale tre miliardi l'anno, ma secondo gli addetti ai lavori è pieno di distorsioni. La Legge di Stabilità ha innalzato la defiscalizzazione dei ticket portandola dai 5,90 ai 7 euro, misura che dovrebbe avere effetti positivi su consumi e occupazione. Ma la norma sarà applicata solo alle card, ai buoni elettronici, un segmento che occupa il 15 per cento del mercato. Secondo Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, ci sono delle emergenze da affrontare.
Secondo la grande distribuzione esiste il problema delle gare al massimo ribasso, utilizzate sia dalla Consip nel settore pubblico, che dai privati. Si premia la società emettitrice che presenta il maggiore sconto sul valore facciale dei buoni. Si arriva in genere al 20 per cento: "Ma se la società che emette i buoni pasto è tarata su una struttura di costi per un ticket di 100 e poi lo vende a 80, è chiaro che per recuperare redditività aumenta le commissioni a carico di chi eroga il servizio". C’è inoltre il problema delle commissioni che in Italia vanno dal 6 al 15 per cento. E si aggiunge che ogni società emettitrice di card elettronica ha il suo POS, non compatibile con gli altri. Questo costringerebbe bar, supermercati o ristoranti ad installarle tutte per avere un ampio ventaglio d'offerta. Pesano infine i ritardi nel pagamento: il gestore per recuperare il valore pagato con le card aspetta 40 giorni, con i buoni cartacei 120.
