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I buoni pasto potrebbero presto aumentare da 8 a 10 euro al giorno

Si tratta di una delle novità all’esame con il ddl Lavoro, già accolta positivamente dall’Anseb che dopo essere intervenuta in audizione alla Camera ha sottolineato “l’importanza per il proprio settore produttivo della misura che aumenta l’importo detassato del buono pasto giornaliero da 8 a 10 euro”.
A cura di Annalisa Girardi
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I buoni pasto pasto potrebbero presto passare dagli otto ai dieci euro. È una delle novità inserita nel ddl Lavoro, in questo momento in esame alla commissione Affari sociali, Sanità e Lavoro del Senato, accolta positivamente dalla Anseb, cioè l'Associazione nazionale delle società emettitrici di buoni pasto, che sottolinea "l’importanza per il proprio settore produttivo della misura che aumenta l’importo detassato del buono pasto giornaliero da 8 a 10 euro".

Alcuni rappresentanti dell'Anseb sono intervenuti in audizione nella commissione questo pomeriggio. E hanno poi diffuso una nota, ribadendo come "nell’attuale fase di congiuntura economica contrassegnata da un alto livello di inflazione", il buono pasto "si conferma un efficace strumento per la garanzia del potere di acquisto dei lavoratori e delle loro famiglie".

La nota poi continua fornendo qualche numero e spiegando che sono oltre tre milioni e mezzo i lavoratori che beneficiano dei buoni pasto: "Oggi 150 mila imprese italiane scelgono il buono pasto come strumento in grado di contemperare le proprie esigenze di produttività con quelle di welfare aziendale a beneficio dei propri dipendenti. A questo dato corrispondono oltre 3,5 milioni di lavoratori che spendono il buono pasto all’interno di una rete nazionale pari a circa 170 mila esercizi convenzionati".

Per poi concludere ribadendo come aumentare il valore dei buoni pasto a dieci euro sarebbe un modo efficace per sostenere il potere di acquisto dei lavoratori, compromesso negli ultimi anni dall'aumento del costo della vita che tocca anche il settore degli alimentari e quello della ristorazione: "L'aumento fino a 10 euro dell’importo detassato costituirebbe un efficace sostegno alla protezione del potere di acquisto del lavoratore e un opportuno adeguamento al costo della vita, con specifico riferimento al costo medio della pausa pranzo. Inoltre, gli effetti positivi si ripercuoterebbero anche sulla rete dei merchant e sui consumi", chiude la nota dell'Associazione.

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