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Il massacro delle ragazze di Alcàsser: stuprate, seviziate e uccise a 15 anni

Miriam, Toni e Desi avevano solo 15 anni quando sparirono da Alcàsser. I loro corpi sono stati trovati 74 giorni dopo, orrendamente mutilati, in una cascina di montagna vicino alle paludi di Tous, in Spagna. Prima di essere uccise a colpi di pistola le ragazzine erano state stuprate e seviziate dai loro aguzzini, uno dei quali non è mai stato arrestato.
A cura di Angela Marino
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Da sn Miriam Garcìa, Antonia Gòmez e Desirée Hernandez
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La cascina la ‘Romana’ è una tenuta abbandonata nei pressi della palude di Tous, nel comune di Llombal, in Spagna. È un posto spettrale, popolato da animali selvatici e specie protette, dove si va a caccia o a fare qualche escursione. Lì, la mattina del 27 gennaio, Gabriel González e José Sala, 69 primavere il primo e 53, il secondo, stavano facendo la loro passeggiata in cerca di un alveare per le api. Trattennero il fiato quando il terreno, diventato cedevole dopo la forte ondata di piogge che aveva segnato quell'inverno, sembrò franare risucchiando i loro scarponi nel pantano (continua).

La storia delle ragazze di Alcàsser

Durò un attimo, poi si rimisero in cammino per finire la perlustrazione. Prima di procedere, però, qualcosa di strano che sbucava dal fango catturò la loro attenzione. Si accovacciarono per osservare, fu come se la terra si stesse aprendo per inghiottirli. Qualche ora dopo si ritrovarono davanti agli ufficiali della Guardia Civil: "Abbiamo trovato il braccio di una ragazzina". Gli agenti estrassero dalla terra tre corpi impilati di quelle che sembravano bambine. Due teste erano state mozzate dai corpi, erano loro: le ragazze di Alcàsser.

Desirée Hernandez, Miriam Garcia e Antonia Gómez

Il 13 novembre 1992, settantaquattro giorni prima, tre ragazze erano scomparse da Alcàsser, a circa 25 chilometri dalla cascina Romana. Desirée Hernandez e Miriam Garcia, di 14 anni, insieme ad Antonia Gómez, di 15, erano uscite di casa il pomeriggio del 13 novembre – venerdì 13 – per andare a ballare. L'idea era quella di andare al ‘Coolor', una discoteca molto gettonata, la discoteca, dove tutti i ragazzi della scuola superiore ‘Nou d'Octubre', volevano andare. Miriam, Desirée e Toni decisero di arrivarci in autostop, perché era così che tutti i ragazzi facevano. Così si strinsero insieme ai bordi della strada che va a Picassent. Quella sera non tornarono a casa e a dirla tutta non arrivarono neanche al Coloor, sprofondando tre famiglie in un incubo. Si denunciò, si pianse, si litigò, si fecero telefonate e battute perlustrative, si sposò la pista della fuga a tre, perché, a volte, a 14 anni, con le amiche, si fanno cose sciocche, ma poi si torna a casa, magari dopo il weekend.

Las tres ninas de Alcàsser

Ma poi venne il lunedì e il banco di Desi, Toni e Miriam rimase vuoto, nel disagio e nella paura dei compagni di classe. Il caso della scomparsa delle ragazze di Alcàsser finì in Tv, decine di persone segnalarono avvistamenti in tutto il Paese, si parlò di una fuga per amore, di dipendenze, di ribellione giovanile, si frugarono i diari segreti e le amicizie delle ragazze, ma la verità stava a una manciata di chilometri da quella discoteca e dalle stanze coi poster e i peluche ancora calde dei loro odori. Una donna giurò di aver visto le ragazze salire a bordo di un'auto bianca, dove viaggiavano tre persone, la sera del 13 novembre. Lei, sì, aveva ragione.

 L'autopsia

Toni, Miriam e Desi erano morte la stessa sera della scomparsa, i loro orologi si erano fermati quasi all'unisono alle ore 23 del 13 novembre, ma nessuno le avrebbe mai trovate se quel giorno due apicoltori non avessero percorso quella sentiero, se le piogge non avessero rimpastato il terreno, se un tenero braccio femminile, non fosse uscito dal suo sepolcro. Fu quel giorno di gennaio che il caso delle tre ninas divenne il triplice omicidio più spaventoso della cronaca spagnola. Appena i tre corpi furono estratti dalle campagne de ‘La Romana', i medici legali comunicarono le agghiaccianti conclusioni dell'autopsia: le ragazze erano state stuprate, torturate e uccise e i loro corpi mutilati, tutte e tre. Le foto di uno dei cadaveri delle ragazze arrivò alla stampa sollevando una polemica nazionale, mentre l'indomani seguirono un arresto.

L'arresto di Miguel Ricart e Antonio Anglés

Il 28 gennaio 1993, Miguel Ricart, 23 anni confessa davanti alla Guardia Civil di aver rapito e ucciso le tre ragazzine insieme a un complice, Antonio Anglés, 27 anni. Del primo gli agenti ascoltano l'agghiacciante racconto, del secondo, detenuto con la fedina penale sporca per violenza e traffico di droga, sanno solo quello che gli racconta Ricart e quanto scritto nel fascicolo che loro stessi hanno aperto dopo che, grazie a un permesso premio, è riuscito a fuggire dal carcere dove era rinchiuso per aver aver rapito e torturato Nuria Pera Mateu. La ventenne era riuscita a salvarsi solo grazie all'intervento di uno dei fratelli di Anglés.

Come  il massacro del Circeo

Secondo il 23enne le ragazze accettarono un passaggio nella loro auto in direzione Picasent, la sera della scomparsa. Tutto andò bene finché, superato il Coolors sulla strada, le tre ragazzine non si accorsero che erano state rapite e cominciarono a urlare. Allora, racconta Ricart, le legarono e trascinarono fino alla cascina Romana, dove due di loro furono stuprate. I due aguzzini – secondo il racconto di Ricart – si presero, dunque, il tempo di una pausa per andare al paese a comprare da mangiare. Al ritorno anche la terza ragazzina fu violentata e seviziata come le altre. Poi i due scavarono una fossa all'aperto e le costrinsero a camminarvi intorno, mentre erano sotto tiro della pistola e infine fecero fuoco su tutte e tre, infine, seppellendo i corpi nella fossa dove vennero trovate dagli apicoltori. Questo il racconto confermato dall'autopsia e reso noto nei suoi più cruenti dettagli dalla stampa, come fosse un secondo massacro del ‘Circeo'.  Come le povere Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, anche le piccole erano state torturate, stuprate e uccise, mentre i loro cadaveri venivano umiliati con orrifiche mutilazioni.

La teoria dei mandanti

Ricart fu il solo ad andare a processo. Nel frattempo una delle famiglie delle ragazze, quella di Miriam Garcìa, si lanciò in una campagna durissima contro coloro che ritenevano essere i reali mandanti della mattanza. Secondo Fernando Garcìa, Ricart e Anglés erano solo due piccoli criminali comuni al soldo dei veri aguzzini, un gruppo di noti politici e imprenditori che avrebbero abusato di loro per poi ucciderle. In questa ricostruzione Anglés sarebbe stato ucciso per evitare che parlasse. Tale teoria, oltre a non essere mai stata dimostrata  non è stata neanche condivisa dalle altre famiglie. Rosa Folch, mamma di Desirée, ha sempre avversato questa tesi e si è battuta perché lo Stato risarcisse ciascuno dei genitori delle ragazze per l'errore commesso nel concedere ad Anglés il permesso di cui godeva quando gli omicidi sono stati commessi.

Il caso delle ragazze di Alcàsser su Netflix

Dopo aver scontato la condanna per il triplice delitto, le porte del carcere si sono aperte per Ricart, che oggi, dopo aver scontato 21 anni di carcere è un uomo libero. Antonio Anglès non è mai stato arrestato e il suo nome è tra quello dei criminali più ricercati dall'Interpol. Sul massacro di Alcàsser, oggi al centro di un true crime trasmesso da Netflix, ci sono ancora molti dubbi, primo fra tutti quello che riguarda il concorso di altre persone all'omicidio. Una delle prime testimonianze nel caso, quella della donna che vide le tre ragazze salire nell'auto che poi è risultata essere quella degli aguzzini, parlava almeno di tre uomini. Un'analisi del DNA è eseguita su 15 peli trovati sui corpi e sui vestiti ha trovato dodici profili diversi da quelli di Ricart. I DNA ignoti non sono mai stati confrontati con quelli di altri sospettati.

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Giornalista dal 2012, scrittrice. Per Fanpage.it mi occupo di cronaca nera nazionale. Ho lavorato al Corriere del Mezzogiorno e in alcuni quotidiani online occupandomi sempre di cronaca. Nel 2014, per Round Robin editore ho scritto il libro reportage sulle ecomafie, ‘C’era una volta il re Fiamma’.
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