Il “modello Croazia” è un successo: scuole digitalizzate e alunni più coinvolti

Dotando le aule di internet ultra veloce, laptop e lavagne intelligenti la Croazia è riuscita a trasformare le sue scuole in “e-schools”. Il progetto iniziato nel 2015 e cofinanziato grazie ai fondi di coesione, oggi è diventato un esempio da seguire per tutti gli altri Stati dell’UE.
A cura di Ciaopeople Studios
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In anni in cui di transizione digitale si è parlato molto, muovendosi però sempre a piccoli passi, la Croazia è riuscita a fare in sordina qualcosa di straordinario: trasformare la scuola in uno dei settori più innovativi del Paese… digitalizzandola sul serio. Il progetto “e Schools” è semplice e al tempo stesso ambizioso: dotare le scuole di attrezzature ICT (cioè computer, piattaforme digitali, software e tutti i dispositivi utili alla didattica) insieme a una connessione ultra veloce, e al tempo stesso formare gli insegnanti nell'uso più efficace e consapevole di questi strumenti. Il risultato sono scuole “digitalmente mature”, che formano studenti che saranno più competitivi nel mercato del lavoro, perché coinvolti attivamente nelle lezioni e quindi più motivati a proseguire gli studi e inseguire talenti e ambizioni.

CARNET, la rete accademica e di ricerca croata, ha prima testato il modello nella fase pilota durata dal 2015 al 2018, trasformando il 10% di tutte le scuole croate, ben 151. Il successo dei risultati ottenuti ha dato poi il via a una seconda fase, che ha coinvolto le 1321 scuole rimanenti (907 primarie, 364 secondarie e 50 tra scuole d'arte e centri educativi) e che si è conclusa nel 2023. La cosa interessante è che non si è trattato solo di distribuire una manciata di computer e lavagne elettroniche, ma si è pensato alla digitalizzazione nel suo insieme, tra sfide e opportunità. Secondo gli ideatori del programma e-Schools, infatti, la tecnologia da sola non basta, è uno strumento, e come tale ha senso solo quando viene usata nel modo giusto e con obiettivi chiari.

Ad esempio, nelle scuole croate 4.0 ogni studente e ogni insegnante ha una sorta di “identità digitale”. Con un solo account si può accedere alla mail scolastica, tenere traccia dei propri risultati o richiedere supporto pedagogico o psicologico. I dati raccolti dal registro elettronico danno poi una panoramica sull'andamento del proprio lavoro, così gli alunni sono stimolati a fare sempre meglio, e i docenti sanno a chi dare un supporto in più. Ma la tecnologia è utilizzata perfino per monitorare la qualità dell'aria all'interno delle aule, fondamentale per evitare stanchezza e cali di concentrazione. I sensori attivi in 422 scuole tengono sotto controllo temperatura, umidità e livelli di CO2 e segnalano quando è il momento di aprire le finestre, riducendo anche gli sprechi energetici.

Con un investimento di 212 milioni di euro provenienti dai fondi di coesione dell'Unione Europea, il progetto e-Schools è diventato subito un modello virtuoso e riconosciuto, tanto che nel 2020 ha ottenuto il primo posto ai REGIOSTARS Awards nella categoria “Crescita inclusiva – Competenze e istruzione per un'Europa digitale”, mentre nel 2022 i cittadini dell'UE hanno assegnato alla fase pilota il secondo posto nel Public Choice Awards. I numeri parlano da soli: sono stati distribuiti oltre 85.000 laptop, più di 50.000 insegnanti e membri del personale scolastico hanno ricevuto una formazione completa attraverso circa 70 workshop, webinar e corsi online. A questi si aggiungono 98 contenuti digitali sviluppati, più di 1400 scenari didattici specifici per materia e 350 scenari didattici interdisciplinari, segnando l'inizio di una rivoluzione digitale solida e duratura potenzialmente replicabile in tutte le scuole europee.

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