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La scena del crimine fa tendenza: tutti vogliono il selfie davanti alla finestra del furto al Louvre

La notizia dell’incredibile furto al Louvre ha fatto il giro del mondo. A distanza di giorni passanti e turisti vogliono una foto con la finestra “incriminata”.
A cura di Giusy Dente
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È il museo più visitato al mondo, uno dei più instagrammati, contenente un patrimonio senza eguali: eppure, qualcosa nella sicurezza è andato storto e il Louvre è stato suo malgrado protagonista di una vicenda incredibile. La notizia del furto avvenuto nelle sue stanze ha dell'incredibile per come si è svolto e ha creato non poco imbarazzo in Francia. Dei ladri sono riusciti a introdursi e a rubare dei gioielli di inestimabile valore. O meglio: il loro valore economico da capogiro è stato più o meno quantificato, ma lo stesso non si può dire del danno d'immagine e della perdita in termini di valore storico-culturale. Assieme ai gioielli, i ladri hanno simbolicamente portato via un pezzo di storia della Francia.

I ladri si sono impossessati di alcuni gioielli antichissimi che erano custoditi in una teca all'interno della Galleria Apollo. La dinamica di quanto accaduto è stata ricostruita grazie ai video delle telecamere di sorveglianza. Si vedono i malviventi travestiti da operai che, con tutta calma, scendono indisturbati dal montacarichi posizionato all'ingresso del museo per simulare un qualunque intervento tecnico di routine, per poi fuggire a bordo di uno scooter col volto coperto. Di loro, a distanza di giorni dal colpo dell'anno, non c'è traccia. Uno dei gioielli è stato ritrovato, ma sarà impossibile recuperare gli altri. Il loro destino sarà sicuramente la rivendita sul mercato nero oppure i vari pezzi verranno fusi per ricavarne oro, argento e pietre preziose, da rivendere a loro volta singolarmente.

La banda aveva probabilmente fatto sopralluoghi sul posto: tutto è avvenuto il pochissimo tempo, nessuno si è insospettito e i due ladri-finti operai hanno potuto agire indisturbati, in pieno giorno. Sono entrati nel museo attraverso una finestra, che hanno forzato per aprirla. Su quella stessa finestra del primo piano, adesso c'è una specie di paravento nero, che cattura l'attenzione dei passanti e dei curiosi. I turisti che arrivano al Louvre o che gironzolano nei paraggi, non possono fare a meno in questi giorni di fare del selfie per immortalare la loro presenza lì, proprio sul fatidico luogo del misfatto.

La finestra del furto è diventata l'attrazione principale, più dell'iconica piramide di vetro posta all'ingresso. È pur sempre la scena del crimine e la tentazione di scattare una foto o un selfie è forte, per i francesi così come per chi viene da fuori.

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Perché ci attrae "la scena del crimine"

Il macabro e il crimine ci attraggono al pari dell'arte; una scena del crimine è oggetto di curiosità e contemplazione al pari di un quadro, quindi merita un selfie, una foto ricordo. L'ossessione per il true crime non riguarda solo il dilagare di podcast e docuserie a tema, in cui vengono minuziosamente ricostruite storie di delitti e crimini. Ci piace poter osservare da fuori il male, al sicuro nelle nostre abitazioni, sapendo (o illudendoci) che si tratta di qualcosa di lontano, che non ci appartiene. Ci affascina poter sbirciare, poter indagare, scrutare sempre un po' più da vicino: e ritrovarsi "sul posto" è ovviamente uno sguardo privilegiato, per così dire. Lo abbiamo visto accadere con i più efferati casi di cronaca, con file di curiosi disposti a tutto pur di scattare una foto col presunto omicida, o davanti all'abitazione della persona uccisa. C'era da aspettarselo, quindi, anche per qualcosa di decisamente meno cruento, ma comunque grave, come il furto al Louvre. Si parla non a caso di dark tourism (turismo dell’orrore): l'interesse è puramente voyeristico, perché subiamo il fascino del crimine, del proibito, dell'oscuro, di ciò che non conosciamo. E fare da spettatori, soprattutto oggi in cui la vita si vive online e sui social, significa poter dire: io ero qui in prima fila, io c'ero.

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