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Diario di viaggio di un weekend a Edimburgo, cosa non perdere e cosa invece è meglio evitare

Quattro giorni a Edimburgo tra fascino gotico, pub storici e scorci mozzafiato. Dalle stradine illuminate al silenzio autunnale delle Highlands, un viaggio tra storia, natura e leggende, sulle tracce di Mary Stuart e il mostro di Loch Ness.
A cura di Elisa Capitani
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Edimburgo, Scozia
Edimburgo, Scozia

Ci sono città che sembrano sospese nel tempo, e Edimburgo è una di queste. Appena arrivata, ho avuto la sensazione di trovarmi in un romanzo ottocentesco: i palazzi di pietra scura, il vento fortissimo e il castello che domina dall’alto ogni scorcio. Ho trascorso qui quattro notti, dal 30 ottobre al 3 novembre, nel pieno dell’autunno scozzese e dei festeggiamenti di Halloween, tra foglie color rame, un cielo malinconico e una città che vive perfettamente in equilibrio tra magia e mistero.

Il primo impatto: tra storia e leggende

Ho scelto di alloggiare poco fuori dal centro, a sud della città, in una splendida villa vittoriana ristrutturata e trasformata in guest house. Bastavano dieci minuti di bus per ritrovarsi nel cuore di Edimburgo, lungo la Royal Mile, dove la Cattedrale di St. Giles e il cimitero di Greyfriars regalano subito un assaggio del lato più gotico e suggestivo della città. Proprio in questo cimitero, tra lapidi coperte di muschio e silenzio carico di fascino, si trova la tomba di Thomas Riddle, che ha ispirato J.K. Rowling nella creazione di Lord Voldemort.

Una scritta nei bagni dell’Elephant House
Una scritta nei bagni dell’Elephant House

Un primo contatto che sembrava quasi un presagio, in una città dove la letteratura e il folklore convivono ormai da secoli. La sera di Halloween l’ho trascorsa nel pub più azzeccato che potessi trovare: il McGonagall’s Gin & Whisky Emporium, un chiaro omaggio al mondo di Harry Potter, per la professoressa che noi in Italia conosciamo come McGranitt. Ho ordinato un ottimo fish and chips in versione vegana, accompagnato da musica e chiacchere da pub. Uscendo, le strade erano uno spettacolo di costumi: scheletri, streghe e una donna travestita da medusa gonfiabile che ballava sotto la pioggia. Un’immagine perfetta di come Edimburgo sappia prendersi poco sul serio, anche nel suo lato più cupo. Nei giorni successivi ho provato diversi pub storici, ciascuno con la propria anima e le proprie leggende. Quello che mi ha colpita di più è sicuramente il The Last Drop, che prende il nome dall’ultima bevuta concessa ai condannati a morte prima dell’esecuzione, che avveniva proprio nella piazza lì accanto: un luogo dove il confine tra vita e morte, passato e presente, sembra ancora sottile.

The Last Drop, Edinburgh
The Last Drop, Edinburgh

Poi c’è il Deacon Brodie’s Tavern, dedicato a un celebre criminale scozzese dell’Ottocento che di giorno era rispettabile artigiano e di notte ladro, figura che ispirò Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. Il locale è davvero suggestivo, con interni caldi e legno scuro, anche se il personale si è rivelato sorprendentemente scortese: un piccolo paradosso in una città nota per la gentilezza dei suoi abitanti. E infine il Smallest Pub of Scotland, che fa onore al suo nome con appena pochi metri quadrati di spazio, ma un’atmosfera autentica e accogliente, perfetta per una birra veloce tra locali e turisti.

Deacon Tavern
Deacon Tavern

Passeggiare tra i simboli della città

Il giorno seguente ho iniziato a scoprire i luoghi simbolo della città. L’Holyrood Palace, residenza ufficiale della famiglia reale in Scozia, è uno di quelli che più mi ha colpita: imponente eppure elegante, con giardini curatissimi e le rovine romantiche dell’antica abbazia che sembrano uscite da un dipinto. Tra le sue mura ho ripensato alla tragica storia di Maria Stuarda, la regina di Scozia, la cui vita si intreccia indissolubilmente a questo luogo. Camminare nelle sale dove visse e fu poi imprigionata dà un brivido sottile, come se la sua presenza aleggiasse ancora tra i ritratti e le stanze dai soffitti intagliati. Da qui parte anche il sentiero che conduce all’Arthur’s Seat, il punto panoramico per eccellenza. Piccolo avvertimento: non è una passeggiata semplice. Io, ingenuamente vestita per una serata fuori, mi sono ritrovata a salire per quaranta minuti in mezzo al vento gelido, ma la vista sulla città ripaga ogni sforzo.

Sentiero che porta ad Arthur’s Seat Hills
Sentiero che porta ad Arthur’s Seat Hills

Altro luogo imperdibile è ovviamente il Castello di Edimburgo, che domina la città dall’alto di un vulcano spento. Ogni giorno, alle 13 in punto, un cannone spara un colpo a salve, una tradizione nata nell’Ottocento per segnalare l’ora alle navi del porto. All’interno si trovano piccoli musei, come quello dedicato ai prigionieri di guerra, tra cui gli ultimi tre tedeschi catturati durante la Seconda guerra mondiale: un dettaglio che racconta quanto la storia sia ancora viva tra queste mura. Al contrario, il celebre Vennel Viewpoint, pur offrendo una bella vista sul castello, mi ha un po’ delusa: troppi turisti, troppi telefoni sollevati. Di tutt’altro effetto invece Calton Hill, che regala una prospettiva mozzafiato sulla città, una delle più belle che abbia mai visto, a patto di sfidare il vento e la pioggia improvvisa.

Castello di Edinburgo
Castello di Edinburgo

Tra magia e quotidianità

Tra le vie più pittoresche, Victoria Street è la più riconoscibile: una curva di edifici colorati che ha chiaramente ispirato Diagon Alley. Poco distante si trova l’Elephant House, il caffè dove J.K. Rowling avrebbe scritto parte della saga di Harry Potter. Entrarci è come fare un salto dentro un universo familiare: tazze di burrobirra, torte buonissime e bagni coperti di scritte lasciate dai fan di tutto il mondo. Mi ha colpito leggere, tra le frasi affettuose, anche messaggi di dissenso verso le posizioni più controverse della scrittrice, che ha rilasciato negli ultimi anni scioccanti dichiarazioni transfobiche: un tocco di realtà in un luogo di fantasia.

Dean Village
Dean Village

A una ventina di minuti a piedi dal centro ho poi raggiunto il Dean Village, un angolo incantato che sembra fuori dal tempo. Case di pietra a picco sul fiume Leith, ponticelli e vegetazione che in autunno diventa oro e ruggine. È il lato più poetico di Edimburgo, quello in cui la città e la natura si intrecciano perfettamente. Infine, una visita al National Museum of Scotland, dove si trova la celebre pecora Dolly. Forse perché vegetariana, forse perché non particolarmente attratta dagli animali imbalsamati non so, questo reperto scientifico non mi ha entusiasmata, ma vale comunque la pena visitare il museo: la sezione dedicata ai costumi del mondo e alla tecnologia, con un nostalgico Nokia indistruttibile in mostra, è un piccolo viaggio nel tempo, così come le parti dedicate alla storia della Scozia.

Castello di Urquhart e lago di Loch Ness
Castello di Urquhart e lago di Loch Ness

Il respiro delle Highlands

Uno dei giorni l’ho dedicato a un’escursione tra le Highlands e il lago di Loch Ness, scegliendo un tour giornaliero. Un’esperienza faticosa, ma indimenticabile. La strada si snoda tra montagne avvolte nella nebbia, laghi scuri e distese di verde dove pascolano le pecore e le famose mucche scozzesi dal lungo ciuffo. Durante la crociera di un’ora sul Loch Ness non ho avuto la fortuna di avvistare il leggendario mostro, ma la magia del paesaggio è bastata a rendere tutto speciale.

Glencoe e le Highlands scozzesi
Glencoe e le Highlands scozzesi

È uno di quei luoghi che fanno dimenticare davvero la routine: silenziosi, potenti, completamente dominati dalla natura. Le Highlands meritano un viaggio a sé, magari un road trip dedicato, per perdersi davvero in quell’infinito verde che sembra non finire mai.

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