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Kodo Nishimura, monaco buddista che ama make up e tacchi: “Non posso mentire a me stesso”

Kodo Nishimura è cresciuto in un tempio buddista prima di trasferirsi negli USA, dove ha fatto pace con la sua omosessualità. Dopo anni dolorosi in cui ha mentito a se stesso, ha scelto di essere felice.
A cura di Giusy Dente
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Kodo Nishimura è tante cose e le rivendica tutte con orgoglio, anche quelle che in apparenza sembrano in contrasto tra loro. È un monaco buddista ed è anche un sostenitore dei diritti LGBTQIA+ ed è omosessuale: tutto questo nel suo Paese d'origine, il Giappone, è stato per lui un problema. "Sin da piccolo mi piaceva ballare, cantare e indossare abiti scintillanti, gonne e vestiti rosa. Ma ho iniziato a nascondermi perché le persone mi umiliavano" ha raccontato in un'intervista a Tricycle. Anche per questo, dopo i primi anni di vita trascorsi in un tempio di Tokyo, si è trasferito negli Stati Uniti. Qui ha si è laureato alla Parsons School of Design specializzandosi come make-up artist. A 24 anni è rientrato nel suo Paese per fare definitivamente pace con il buddismo e diventare monaco, proprio come suo padre: "Avevo bisogno di affrontare le mie radici, qualcosa che avevo evitato per troppo tempo" ha spiegato.

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Il mestiere di make-up artist gli ha permesso di viaggiare e di entrare in contatto con tante realtà, aiutandolo a prendere consapevolezza di sé e abbracciando serenamente la sua sessualità e la sua vera essenza. Oggi non si riconosce pienamente né nel genere maschile né in quello femminile, che considera delle gabbie. Ha un compagno che vorrebbe sposare, ma sa che gli ostacoli al loro amore sono tanti. La sua storia è racchiusa nel libro This Monk Wears Heels (Il monaco sui tacchi a spillo). Il titolo non è affatto una provocazione, ma è come lui stesso si descrive.

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Kodo Nishimura ama realmente indossare scarpe col tacco, che abbina a look eccentrici, colorati come i make-up che realizza per sé e per gli altri, che lo hanno reso un professionista di fama mondiale. Prima del successo non è stato semplice: il percorso di accettazione è stato lungo e sofferto. Il 34enne ha combattuto contro se stesso, trovando tardi il coraggio di fare i conti coi propri demoni. A lungo si è sentito sbagliato solo perché diverso, la paura di deludere i genitori lo ha portato a chiudersi in se stesso, a nascondersi, a mentire.

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Quando si è reso conto che questo comportamento lo stava condannando all'infelicità, ha trovato la forza di cambiare strada e di imboccare quella che lo avrebbe invece condotto alla piena realizzazione. Oggi, nel suo libro e non solo, cerca di tramandare al prossimo proprio questi valori: l'accettazione della diversità, l'amor proprio, la resilienza. E tutto questo affonda le radici anche negli insegnamenti buddisti con cui è cresciuto, che fanno completamente parte di lui e che non ha mai dimenticato né rinnegato.

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Quella parte di vita è un tassello che ha contribuito a renderlo ciò che è oggi, ma ha deciso di affiancare a questo aspetto tutto il resto che per troppo tempo ha tenuto sepolto, lasciandolo poi venir fuori e liberando dunque la sua anima creativa, la parte di sé più fluida. In un posto Instagram datato 2017, che lo ritrae proprio con le vesti tradizionali da monaco buddista, il make-up artist lo scrive chiaramente:

Non posso mentire ai miei sentimenti né sforzarmi e ingannarmi per pensare in modo diverso. Non bisogna mentire al cuore, è un peccato per i buddisti. Un tempo facevo ciò che la gente considerava giusta. In fondo sapevo che non faceva per me, ma ho scelto una via facile e comoda. Quindi ho lavorato sodo per seguire il mio cuore e ho dovuto lasciare andare ciò che amavo. Anche se la perdita è grande, in questo momento sono fedele a quello che sono. Perseguirò ciò in cui credo veramente, qualunque cosa accada. Questo è il modo di vivere che vorrei seguire.

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Proprio per questo si batte molto soprattutto parlando ai giovani del suo Paese, spesso ingabbiati in un sistema conservatore e molto tradizionale che ostacola chi vorrebbe esprimersi in modo diverso. Tiene molti discorsi in Giappone, perché sa che lì la mentalità è molto rigida in materia di identità di genere e sessualità. Nell'intervista ha spiegato anche questo aspetto: "In realtà, gli insegnamenti buddisti non discriminano affatto le persone LGBTQ. Il buddismo è davvero per tutti. Molti pensano che io non sia un vero monaco. So che non sto seguendo l'immagine tradizionale, ma credo che l'essenza dell'essere un monaco sia aiutare le persone. Voglio ispirare altri leader religiosi del mondo a riesaminare le loro concezioni e insegnamenti contro le persone LGBTQ in modo che tutti noi possiamo sentirci sicuri di essere noi stessi e brillare del nostro colore".

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