Aumentano le relazioni con l’Intelligenza Artificiale: l’evoluzione tecnologica dell’amore è una bella illusione

Il 2025 è stato l'anno che ha decretato l'ascesa definitiva dell'Intelligenza Artificiale, sempre più presente nelle vite di tutti, in ogni aspetto, lavorativo ma anche personale. Non a caso, la rivista statunitense Time ha scelto proprio l'IA come Persona dell’Anno 2025, riconoscendone l'impatto rivoluzionario, la capacità di ridefinire e stravolgere il nostro modo di concepire la tecnologia e di interagire con essa. E lo ha fatto in modo così totalizzante da essersi meritata appunto il titolo di Persona, andando oltre la dicitura di "sola" Tecnologia. Il 2026 si prospetta un anno di ulteriori trasformazioni: ormai non si può più tornare indietro. A essere cambiato, grazie (o per colpa?) all'IA non è solo il modo di lavorare, ma anche quello di impostare le relazioni sentimentali. L'anno in arrivo potrebbe essere quello che definitivamente farà superare i confini tra relazioni umane e compagnia virtuale, all'insegna di un nuovo tipo di connessione, non più tra soli individui in carne e ossa.
Romantico? Per niente. Pratico, veloce e senza impegno? Decisamente sì. Nell'era della frenesia collettiva, della FOMO, della corsa alla perfezione, della solitudine, dell'iperconnessione, troveremo conforto nell'Intelligenza Artificiale. Innanzitutto è un modo per non sprecare tempo sulle app di incontri: dopo il boom iniziale queste ormai risultano obsolete, noiose. È un'esperienza più frustrante che promettente, un circolo che si ripete sempre uguale e che non porta a nulla: del tutto inconcludente e destinato a non soddisfare le aspettative e le speranze. Poi certo, ci sarà sempre l'amica della cugina della collega che ti dirà di aver trovato l'amore su Tinder, di averlo sposato e di averci fatto dei figli.
Ma non solo. È anche un modo per evitare il ghosting, la gelosia, per non scontrarsi con un rifiuto, per non ritrovarsi in dinamiche tossiche. Relazionarsi con un'Intelligenza Artificiale richiede meno sforzi, c'è meno posta in gioco. Ecco perché nell'analisi fatta dalla app di incontri francese Happn spicca la tendenza, nel 2026, a integrare l'Intelligenza Artificiale nel mondo delle relazioni, a renderla protagonista. Tra gli intervistati da Happn del Regno Unito è emersa una generale tendenza all'apertura all'IA nell'ambito sentimentale. Il 41% non si sentirebbe a disagio, il 43% avrebbe difficoltà, il 16% lo considererebbe un tradimento.
L'espressione coniata nello studio è AI Situationships. Situationship è un termine già esistente: è una relazione romantica o sessuale senza impegno formale, senza eccessivo coinvolgimento, senza progettualità. È tutto un "vediamo come va a finire": si vive nel presente di una zona grigia, si resta incastrati in un eterno un limbo senza futuro. Proprio in quel limbo si andrà a infilare l'IA, colmando quel vuoto. Gli utenti umani incorporeranno sempre più i chatbot basati sull'Intelligenza Artificiale nella loro vita emotiva e sentimentale. Lo faranno per cercare un dialogo o fare conversazione, per avere compagnia, per ottenere risposte, consigli, per essere ascoltati, per sentirsi accolti senza giudizio. Si troveranno in uno spazio neutrale e sicuro, senza dover mettere in conto la vulnerabilità, l'emotività, il carattere di un altro essere umano, con cui entrare potenzialmente anche in conflitto, in confusione, in disaccordo. È il match perfetto.
Già nel 2017 Neil McArthur e Markie Twist parlavano di "digisessualità" per indicare l'orientamento affettivo e sessuale verso la tecnologia, i robot per esempio. A distanza di otto anni uno lo studio di Common Sense Media lo conferma: l'8% degli adolescenti intervistati sente di avere una relazione flirtante o sentimentale con un chatbot. Sono tipologie di rapporti sempre più frequenti, soprattutto tra chi ha difficoltà a integrarsi in società, tra chi si sente solo o emarginato, tra chi ha fragilità psicologiche.
È affascinante: i bisogni emotivi vengono soddisfatti, ma escludendo ogni tipo di confronto e crescita, senza stimolare una vera connessione. Dove vera, a questo punto, significa soltanto tradizionalmente intesa. Il problema sorge proprio qui, nel ritorno a un piano tradizionale. Un'intimità con un chatbot pone dinanzi a una connessione assolutamente non replicabile tra individui in carne e ossa: è una connessione che nessun essere umano potrebbe soddisfare, una volta tornati alla realtà. La relazione tra esseri umani implica caos, imprevedibilità, vulnerabilità, un disordine che una macchina perfetta non può offrire, concentrata com'è ad assecondare e a fare stare bene.
L'IA va incontro ai nuovi bisogni delle persone. Le app avevano risolto il problema della difficoltà a incontrare e conoscere potenziali partner, per via del poco tempo a disposizione. Ma l'Intelligenza Artificiale sta facendo di meglio. Ci sta togliendo ogni responsabilità, ogni possibilità di sbagliare, ogni insicurezza. In che modo? Eliminando la reciprocità. Eppure, questa che sembra la parte scomoda (ed effettivamente lo è) è anche quella più autentica e genuina dell'amore, perché ci ricorda che siamo vivi. Ma siamo ancora pronti a rischiare e dare in pasto il nostro cuore a chi potrebbe farlo a brandelli?