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La Grazia di Paolo Sorrentino: il significato della lampada che illumina i tormenti del protagonista

Nel nuovo film di Paolo Sorrentino con Toni Servillo protagonista si vede una lampada iconica: è un pezzo di storia del design italiano dalla forma particolare.
A cura di Giusy Dente
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Ph. Andrea Pirrello
Ph. Andrea Pirrello

Con La Grazia, il regista Paolo Sorrentino sigla una nuova collaborazione con Toni Servillo, già presente nei suoi precedenti film. Stavolta l'attore veste i panni di un presidente della Repubblica cattolico (Mariano De Santis) alle prese con una decisione importante, storica, su un tema delicato, uno dei tabù italiani: una legge sul fine vita. Chiaramente vista la tematica, il film si presta a riflessioni ampie su qualcosa che divide e inevitabilmente suscita sempre molto dibattito: l'eutanasia è una parola che fa paura, che la politica evita e di cui si parla troppo poco. Presentato in anteprima mondiale alla 82esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, La Grazia è attualmente nelle sale di alcuni cinema selezionati. Sono in corso delle proiezioni mattutine che precedono dell'uscita ufficiale del 15 gennaio.

La scenografia è di Ludovica Ferrario con fotografia di Daria D'Antoni, costumi di Carlo Poggioli, arredamento di Laura Casalini: è curatissima in ogni minimo particolare. Ogni mobile, ogni accessorio, ogni arredo diventa parte integrante della storia, si inserisce perfettamente nella descrizione dei momenti più importanti della storia, accompagnando soprattutto i sentimenti del protagonista. Trattandosi di un presidente della Repubblica, è stato ricostruito un contesto abitativo elegante, sfarzoso, visivamente potente fatto di tavoli di legno, quadri preziosi, lampade pregiate, divani raffinati. Al Quirinale tutto ha un tono molto rigoroso, formale, volutamente istituzionale, che fa da sfondo a un film che affronta questioni complesse come l'eutanasia, la grazia, la giustizia, che costituiscono dilemmi per ogni essere umano. La visione complessiva, dunque, ha un tono drammatico, spezzato da un dettaglio.

Lampada Snoopy disegnata per Flos da Achille e Pier Giacomo Castiglioni, 1967
Lampada Snoopy disegnata per Flos da Achille e Pier Giacomo Castiglioni, 1967

C'è una lampada in particolare, che viene inquadrata in un momento significativo: rappresenta un pezzo di storia del design italiano. È la Snoopy di Achille e Piergiacomo Castiglioni, uno dei primi progetti della loro collaborazione. Si vede benissimo quando Dorotea, figlia del presidente, lascia solo suo padre in una stanza semibuia. Dorotea, che seguendo le orme paterne è diventata giurista, è interpretata da Anna Ferzetti. Quello spazio diventa il luogo delle riflessioni, dei tormenti di un uomo che deve districare i propri pensieri: è chiamato a decidere su qualcosa che cambierà le sorti del Paese, dei cittadini, la visione della vita. Ecco perché quella lampada diventa così simbolica, nella penombra circostante: spicca solo quel fascio di luce emanato dall'accessorio.

La lampada in questione è stata disegnata nel 1967 per Flos. È ancora acquistabile: costa 1220 euro. Ha una base in marmo di Carrara e il corpo in pietra, diffusore in vetro e riflettore in metallo. Il nome è proprio un riferimento al personaggio dei fumetti disegnato da Charles M. Schultz, è un omaggio ai Peanuts ed esprime a pieno l'ironia dei due designer e architetti. Negli anni Sessanta i Peanuts erano degli idoli e loro li hanno trasformati in un progetto all'avanguardia, curato e che risulta comunque familiare allo sguardo.

La struttura del paralume, infatti, ricorda il muso allungato di un cagnolino, mentre i tre fori sulla parte superiore del riflettore rimandano a una palla da bowling, ma hanno in realtà una funzione tutt'altro che estetica. Servono a garantire il raffreddamento della lampada a incandescenza, ma fungono anche da impugnatura, per afferrare l'oggetto proprio come si impugnerebbe una palla. Di recente ne è stata fatta una versione più moderna, con tecnologia LED e dimmer touch.

È una lampada più informale rispetto alle altre scelte come arredamento nel film, spezza il clima di austerità necessario a rendere l'idea di un ruolo complesso, di responsabilità, dietro cui si cela comunque un uomo, coi suoi dubbi, le sue perplessità, i suoi tormenti e il suo comprensibile bisogno di leggerezza.

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