Quali sono i segnali che il nostro corpo ci dà quando una relazione non sta andando bene

Su TikTok imperversa il trend body rejection, ovvero il corpo che rifuta, che rigetta. Cosa? Una relazione tossica, un matrimonio infelice, un partner con cui non stiamo più bene. A guardare i santoni che a favore di ringlight raccontano come interpretare i segnali del corpo, sembra che siano loro i primi a parlare di psicosomatica, ovvero quel ramo della medicina e della psicologia che indaga la connessione tra un disturbo del corpo (soma) e la mente (psyché). Il corpo ci parla, il corpo percepisce, comprende, assimila e reagisce a quello che ci succede a volte anche prima ancora che siamo riusciti a metabolizzarlo, a razionalizzarlo, a comprenderlo. E questo ovviamente succede anche in amore. "Il corpo è una mappa chiarissima di come stiamo dentro – chiarisce a Fanpage.it la dottoressa Maria Claudia Biscione, psicoterapeuta e sessuologa – È uno specchio. E se impariamo a leggerlo abbiamo a disposizione delle informazioni chiave per capire come stiamo".
Quando il corpo riflette il nostro stato d'animo
Emicrania, acne, gastrite, il corpo ci parla spesso attraverso questo genere di disturbi quando vuole segnalarci qualcosa che non va. Ma non solo. "Il corpo ci parla non necessariamente soltanto attraverso dei sintomi, ma anche la postura, lo sguardo spento, gli angoli della bocca perennemente riversi all'ingiù, le unghie mangiucchiate ci dicono molto di noi. Poi ci sono i disturbi certo come colite, dermatite, tutto il repertorio di problematiche sessuali che spesso sono segnali di una relazione in cui la comunicazione vacilla".
I segnali di una relazione sbagliata
Quando siete felici fateci caso, invitava lo scrittore Kurt Vonnegut, un consiglio che si rivela utile anche per il ragionamento sul corpo e i suoi segnali. "Facciamoci caso: quando siamo felici si attivano una serie di neurotrasmettitori, endorfina, serotonina, ossitocina, che producono benessere per il nostro corpo. Sorridiamo, siamo allegri, abbiamo una postura aperta, ci muoviamo nel mondo con passo leggero". Quando invece non siamo sereni questi ormoni non si attivano. "Anzi entrano in circolo altri ormoni, pensiamo ad esempio al cortisolo, che inducono uno stato di allerta nel corpo, uno stato di stress. Anche il nostro ritmo sonno-veglia è una spia: chi non è sereno si ritrova spesso a dover affrontare dei pensieri intrusivi che possono procurare insonnia. E l'insonnia ha delle conseguenze sul nostro corpo, astenia, irritabilità". Anche l'insonnia quindi è annoverabile tra i segnali della body rejection. "E pure il peso ci dice qualcosa, un aumento di peso o un drastico dimagrimento in alcuni casi rappresentano una spia di un malessere". I malanni fisici sono trasferibili nel significato che hanno anche in un'ottica relazionale "Un bruciore di stomaco è una rabbia inespressa, una tensione vaginale, la vulvodinia, è una chiusura, un indice di una mancanza di dialogo con il partner. A volte problemi intimi che sembravano disturbi medici si risolvono con la fine di una relazione (ovviamente non si intende dire che per guarire un disturbo si debba cambiare partner, ma che a volte può accadere che l'origine di un disturbo della sfera sessuale sia da ricercare nella coppia, nel partner, nello stato di salute non del corpo ma della relazione affettiva). Mentre uscendo dalla sfera dei sintomi ma passando alla prossemica: una persona con le spalle chiuse, con una postura chiusa, come se fosse rannicchiata in sé stessa, è una persona che non ha voglia di relazionarsi con il mondo esterno".
Ogni tanto bisogna chiedersi allo specchio "Come stai?"
Il corpo parla, a volte urla più di un'amica pedante che da mesi ci sta dicendo che lo dobbiamo mollare quello lì. "Spesso lo capiamo troppo tardi – avverte Biscione – Quando la gastrite si è strutturata, quando la vulvodinia si è cronicizzata, quando l'acne ci sta infiammando il viso. Quando i sintomi sono nella fase acuta, non possiamo ignorarli. Ma possiamo provare a fermarci un attimo prima. Ogni tanto guardiamoci allo specchio e chiediamoci come stiamo, se la nostra immagine ci soddisfa, se risponde al nostro stato d'animo, se dormiamo bene, mangiamo bene, se ci portiamo in giro con pienezza e assertività. Non bisogna strafare, non parlo di un'analisi interiore, ma è utile ogni tanto prendersi del tempo e chiedere a sé stessi ‘Come stai?'". Se le risposte a questa domanda ci restituiscono chiusura, indisponibilità, se ci rendiamo conto che accusiamo dei malesseri fisici e che accanto a questi non abbiamo voglia di uscire, che ci capita di sentire un nodo allo stomaco, di patire l'ansia, probabilmente stiamo vivendo qualcosa che non ci rende felici "E talvolta addirittura una relazione tossica" avverte Biscione.
Guardiamo gli altri per capire meglio noi stessi
Interrogarsi sul proprio stato d'animo può essere faticoso. A volte non si ha il coraggio di riconoscere la propria infelicità, il proprio disagio. "Un esercizio che faccio fare spesso ai miei pazienti è andare in giro e guardare gli altri e ragionare sulle espressioni delle persone, sul loro aspetto, su quello che ci comunica il loro corpo. Se vediamo una donna al bar che prende il caffè e ha le spalle curve, lo sguardo spento, probabilmente penseremo di lei che non è felice. Iniziare ad associare a posture e segnali del corpo un'emozione è un allenamento utile per aiutare a dire delle parole che avremmo difficoltà a pronunciare ad alta voce se dovessimo usarle per noi stessi, come infelicità, tristezza, ansia. Questo esercizio serve ad allenare l'empatia e a trovare la forza per innescare una spinta, un cambiamento".