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Perché gli uomini perdono i capelli: il testosterone non c’entra, tutte le cause e i possibili rimedi

In Italia il 39% degli uomini soffre di calvizie. Le cure esistono e sono anche particolarmente efficaci, ma il fattore tempo è uno dei più importanti per il trattamento di questa problematica. Ci spiega tutto la professoressa Piraccini.
Intervista a Prof.ssa Bianca Maria Piraccini
Dermatologa e tricologa, professoressa associata presso l'Università di Bologna
A cura di Francesca Parlato
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Al primo posto c'è la Repubblica Ceca, a metà classifica la Gran Bretagna e l'Italia, di cosa si tratta? Della classifica dei paesi con il numero più alto di uomini calvi. Secondo i dati che arrivano da uno studio dell'International Society of Hair Restoration Surgery, nel nostro paese il 39% degli uomini ha perso i capelli, mentre il paese con la percentuale più bassa è la Cina con soltanto il 20%. Eccesso di testosterone? Fattori ereditari? Quali sono le cause principali della calvizie? "Cominciamo sfatando un falso mito – spiega la dermatologa e tricologa Bianca Maria Piraccini – Il testosterone non c'entra nulla. Il nome scientifico della calvizie è alopecia androgenetica: si nasce con una predisposizione genetica alla caduta dei capelli. Per capirlo basta guardarsi indietro, osservare la situazione di padre, madre, zii, nonni. Se nella propria famiglia ci sono parenti che non hanno capelli probabilmente anche noi prima o poi saremmo colpiti dallo stesso problema, anche se in età e con severità diverse". 

Perché cadono i capelli

Anche se non si tratta di testosterone alla base dell'alopecia androgenetica, c'è comunque una motivazione legata agli ormoni. "In realtà gli ormoni in circolo sono assolutamente normali, il problema è nei follicoli piliferi delle zone della testa interessate dalla calvizie – specifica Piraccini – che sono troppo sensibili agli ormoni androgeni. Succede quindi che il follicolo produce capelli sempre più fini e sottili e poco resistenti che non riescono a coprire il cuoio capelluto". A differenza di quanto si è portati a credere gel, trattamenti, shampoo troppo aggressivi non hanno alcuna influenza sulla calvizie. "Non ci sono cattive abitudini che possono peggiorare la malattia. I trattamenti esterni agiscono sul capello e non sul follicolo, quindi non possono influire sull'andamento dell'alopecia androgenetica. Ma neanche lo stile di vita o l'alimentazione influenzano l'aspetto dei nostri capelli". Ci sono però due elementi a cui dobbiamo fare caso, avverte la dermatologa: "Molto spesso i pazienti con calvizie soffrono anche di dermatite seborroica, ovvero di forfora, e questo può effettivamente peggiorare la situazione, per questo è bene intervenire anche su questo tipo di problema con prodotti e cure specifiche. L'altro aspetto riguarda l'esposizione al sole, chi perde i capelli ha un cuoio capelluto maggiormente esposto, per questo è importantissimo utilizzare una protezione solare sia per prevenire le malattie della cute sia per evitare la comparsa di infiammazioni". 

I rimedi per la calvizie

Come sempre quando si tratta di salute la tempestività è essenziale. "Prevenire la calvizie è impossibile. Di solito insorge tra i 18 e i 25 anni a seconda sempre dalla predisposizione genetica. Ma quello che possiamo fare è intervenire alle prime avvisaglie. Quando vediamo che i capelli cominciano a cadere, che in alcune zone iniziano a diradarsi possiamo subito fissare un appuntamento con un dermatologo. Ad oggi infatti esistono dei farmaci e dei trattamenti in grado sia di bloccare la progressione della calvizie che di indurre un miglioramento della crescita dei capelli". In particolare ci sono dei farmaci a base di due principi attivi, il minoxidil e la finasteride che risultano particolarmente efficaci. "Entrambi sono approvati dall'AIFA e ormai anche i costi sono molto contenuti. Il minoxidil si applica direttamente sul cuoio capelluto e ha un effetto sui follicoli, ispessendo le dimensioni e allungando la vita dei capelli. La finasteride invece può essere somministrata per via orale o locale e agisce proprio sul meccanismo ormonale, riducendo la forza degli ormoni a livello del cuoio capelluto, e blocca la progressione della calvizie". Entrambi i farmaci ad oggi risultano essere particolarmente efficaci, con percentuali di efficacia che si aggirano intorno al 70-80%. "Ovviamente bisogna intervenire in tempo e tenere conto che si tratta di terapie lunghe, per cui ci vuole pazienza. Il massimo dell'efficacia si vede dopo un anno. Chi comincia questo trattamento deve sapere che dopo due mesi non potrà vedere dei risultati significativi. Se dopo 12 mesi invece i risultati ci sono (e nella maggior parte dei casi ci sono) la cura può proseguire. Attenzione, si tratta di una cura che durerà per tutta la vita. Se si vuole evitare la calvizie non bisognerà più interromperla. Non ci sono rischi o controindicazioni, si tratta di terapie pensate proprio per il lungo periodo". A dispetto però dei risultati in termini di efficacia, come ci dicono le statistiche, i calvi però (attenzione a dire pelati, nel Regno Unito, equivale a una molestia sessuale) sono ancora tantissimi. "Io credo che questo sia dovuto a tre fattori – conclude Piraccini – Il primo è la rassegnazione, molti uomini se ne fanno una ragione e non cercano cure e rimedi alla calvizie. Il secondo riguarda le terapie mal condotte: bisogna sempre chiarire che si tratta di cure lunghe, che non vanno sospese dopo tre o quattro mesi. E il terzo riguarda la tempestività: se andiamo dal dermatologo quando ormai abbiamo già una calvizie in stato avanzato sarà impossibile ottenere una restitutio ad integrum della situazione, le cure funzionano quanto più precocemente vengono attuate". 

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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