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Cosa sono i crying café, i locali dove si va a piangere e perché stanno spopolando sempre di più

In Giappone hanno sempre più successo i crying café, spazi sicuri dove piangere senza sentirsi giudicati e liberarsi dallo stress quotidiano. Luoghi come il Bar Mori Ouchi e il Mitsui Garden Yotsuya aiutano a normalizzare la tristezza, mostrando che lasciarsi trasportare dalle proprie emozioni è una forma di benessere.
A cura di Elisa Capitani
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Ci sono giorni in cui ne abbiamo davvero abbastanza, in cui vorremmo solo mettere tutto in pausa e sfogarci, versando lacrime liberatorie. È partendo proprio da questa sensazione di tristezza liberatoria, che in Giappone sono nati i cosiddetti crying café, le caffetterie dove si va a piangere. Ecco che cosa sono, perché sono nati e come funzionano.

Che cosa sono i crying café e perché sono nati

I crying café sono spazi sicuri in cui le persone possono piangere liberamente e senza giudizio, dove possono sfogare le proprie emozioni in totale sicurezza. Creati in Giappone, questi caffè nascono dal riconoscimento di una realtà culturale: la società giapponese tende a valorizzare il controllo emotivo e la compostezza, rendendo difficile esprimere tristezza o frustrazione in pubblico, che sono ancora spesso viste come un tabù che non bisogna assolutamente mostrare. In un contesto del genere, il crying café diventa un’oasi di sollievo, un luogo in cui la vulnerabilità non solo è accettata, ma incoraggiata, in quanto parte integrante della vita. Qui, piangere non è segno di debolezza ma un gesto di cura verso se stessi, un modo per liberarsi dallo stress e dalle pressioni quotidiane.

Come funzionano i crying café: in alcuni puoi entrare solo se sei triste

Il funzionamento dei crying café è semplice e ben strutturato. All’ingresso, i clienti ricevono un’accoglienza empatica e, spesso, un tè caldo o un dolce, elementi che favoriscono il rilassamento. Gli spazi sono arredati in modo intimo e confortevole, con luci soffuse e sedie isolate o raccolte in piccoli gruppi. Alcuni caffè offrono la possibilità di guardare film commoventi, ascoltare musica triste o semplicemente sedersi in silenzio mentre altri piangono, creando un’atmosfera di solidarietà silenziosa. I due esempi più noti sono a Tokyo, ovvero il Bar Mori Ouchi e il Mitsui Garden Yotsuya. Il Bar Mori Ouchi è un piccolo locale accogliente e minimalista nelle decorazioni, dove le persone possono sedersi al bancone o in comodi angoli privati mentre sorseggiano bevande calde, con la possibilità di ascoltare musica rilassante pensata per favorire il pianto, all'ingresso c'è un cartello all'ingresso avvisa chiaramente Negative people only (solo persone negative). Il Mitsui Garden Yotsuya, invece, offre sessioni organizzate in stanze più ampie, spesso con film o letture emozionanti, creando un’esperienza condivisa che incoraggia la liberazione delle emozioni in gruppo. In entrambi i casi, il personale è formato per fornire supporto emotivo discreto e rispettoso, guidando i clienti senza mai forzare il pianto, lasciando che le emozioni fluiscano naturalmente.

Normalizzare la tristezza è okay

Frequentare un crying café aiuta anche a cambiare la percezione culturale della tristezza, soprattutto in Giappone. Imparare a piangere non è solo un momento di sfogo, ma un vero e proprio passo verso la normalizzazione delle emozioni negative. In Giappone, dove mostrare debolezza è spesso stigmatizzato, questi spazi diventano strumenti di benessere psicologico. Mostrarsi tristi diventa un atto di autenticità, un modo per riconoscere i propri limiti senza sentirsi inadeguati. In un mondo in cui il controllo delle emozioni è stato spesso legato al successo personale e sociale, i crying café sono davvero una ventata d'aria fresca, ricordano che concedersi il diritto di sentire dolore o malinconia non solo è naturale, ma anche necessario per ritrovare equilibrio e leggerezza.

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