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Stato-mafia, Napolitano davanti ai pm: “Mai saputo di accordi”

Il presidente della Repubblica ha deposto in un’udienza a dir poco blindata al Quirinale. “La parola ‘trattativa’ non è mai stata usata”, ha detto uno dei suoi legali. Una nota del Colle informa che “ha risposto con la massima trasparenza e serenità”.
A cura di Biagio Chiariello
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Terminata la deposizione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano come testimone sulla presunta trattativa Stato-mafia davanti alla Corte d'Assise di Palermo che, per l'occasione, è andata in trasferta al Quirinale. Tre ore e una ventina di domande poste dal pm di Palermo al Capo dello Stato. Napolitano avrebbe risposto a tutto, secondo la nota del Colle.  L'udienza è stata off limits alla stampa, presenti i giudice Alfredo Montalto, i pm e i legali degli imputati (Totò Riina, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà, Giovanni Brusca, Nicola Mancino, Marcello Dell'Utri, Mario Mori, Antonio Subranni, Giuseppe De Donno e Massimo Ciancimino).

Ore 15.00 – Napolitano ha risposto "con serenità e trasparenza": "Mai saputo di accordi" – Il presidente, secondo una nota del Quirinale, ha risposto "con la massima trasparenza e serenità" alle domande "senza opporre limiti di riservatezza connessi alle sue prerogative costituzionali". Il capo dello Stat ha riferito di non essere stato mai "minimamente turbato" delle notizie su presunti attentati contro di lui nel 1993. Questo "perché faceva parte del suo ruolo istituzionale", ha detto l'avvocato Nicoletta Piergentili della difesa di Nicola Mancino uscendo dal Quirinale. "Con Loris D'Ambrosio eravamo una squadra di lavoro", ha invece detto Napolitano parlando dell'ex consigliere giuridico del Quirinale deceduto nel 2012.

 Ore 14 – Terminata udienza, Napolitano non risponde a tutto – Si è conclusa la deposizione di Napolitano davanti alla Corte d'Assise per il processo sulla trattativa Stato-mafia. Tre ore e una ventina di domande poste pm di Palermo al Capo dello Stato. Il presidente ha risposto a diverse domande delle parti, incluse quelle del legale di Toto Riina; ma in alcuni casi si è avvalso della facoltà di non rispondere in base alle prerogative del Capo dello Stato. La parola ‘trattativa' non è mai stata usata". Lo ha riferito un avvocato della difesa al termine dell'udienza.

Ore 11.05 – Deposizione blindata, la frecciata dell'ODG.

Il presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, e il presidente dell'Ordine di Sicilia, Riccardo Arena, prendono atto con notevole perplessità della decisione – peraltro non comunicata espressamente, con note ufficiali – della Presidenza della Repubblica di non consentire né l'ingresso dei giornalisti al Quirinale, né di realizzare un collegamento in video o in audio con una sala anche esterna al palazzo, così come era stato chiesto per assicurare un'informazione completa sull'udienza del 28 ottobre del processo sulla cosiddetta "Trattativa Stato-mafia". Pur nel massimo rispetto dell'alta istituzione e della persona di Giorgio Napolitano, Iacopino e Arena osservano che anche la Corte d'Assise aveva dato il proprio nulla osta ai cronisti, in considerazione del fatto che l'udienza in sé non è segreta. L'impossibilità di raccontare "senza filtri" l'audizione del Capo dello Stato su temi così delicati rappresenta ora un notevole vulnus alla libertà di stampa e al diritto di tutti di conoscere che cosa realmente avverrà di fronte ai giudici, creando pericolosi ostacoli nel rispetto della verità sostanziale dei fatti e rendendo concreta la possibilità che, volontariamente o involontariamente, la testimonianza del presidente sia oggetto di manipolazioni o fraintendimenti.
I presidenti dell'Ordine nazionale e regionale avevano sollecitato un'apertura da parte del Colle, proprio per prevenire questi rischi, a tutela dei diritti dei cittadini e dello stesso presidente della Repubblica. Adesso si augurano che nessuno invochi la mancanza di professionalità dei giornalisti, se qualcuno di questi pericoli si tradurrà in realtà.

Ore 10.45 – Comincia deposizione Napolitano – È iniziata da pochi minuti nella sala del Bronzino del Quirinale la testimonianza del Presidente della Repubblica davanti alla Corte d'assise di Palermo nel processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. All'esterno numerosi attendono giornalisti e curiosi radunati. L'udienza è blindata.

E’ tutto pronto per la testimonianza del presidente della Repubblica davanti alla Corte d'assise per il processo sulla trattativa Stato-mafia. Per l’occasione Giorgio Napolitano i giudici saranno in trasferta da Palermo al Quirinale. Non era mai capitato che un capo dello Stato italiano facesse da teste, aprendo le porte alla magistratura in quello che è il procedimento che mira a dare un nome e un volto ai responsabili di uno dei periodi più bui della storia della Repubblica italiana. Anche per questo ci saranno misure di sicurezza rigidissime. L'udienza sarà alle 10 e si terrà a porte chiuse; il palazzo di giustizia siciliana sarà dunque off limits alla stampa: bocciata dallo stesso Colle anche la videoregistrazione, che i giudici avevano invece appoggiata per dare la possibilità di seguire l’udienza a distanza.

Vi parteciperanno una quarantina di persone. Anzitutto il giudice Alfredo Montalto, i pm e i legali degli imputati (Totò Riina, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà, Giovanni Brusca, Nicola Mancino, Marcello Dell'Utri, Mario Mori, Antonio Subranni, Giuseppe De Donno e Massimo Ciancimino), poi il procuratore aggiunto Vittorio Teresi. Sarà lui a chiedere a Napolitano cosa gli disse Loris D’Ambrosio a proposito del timore “di essere stato considerato l’utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”, dell’allarme attentati lanciato dal Sismi nel ’93 nel periodo in cui Napolitano era presidente della Camera e della nota Dia e di quella dello Sco che, ad agosto del ‘93, parlarono per la prima volta di un tentativo di destabilizzazione posto in essere dalla Mafia per avviare una trattativa volta a stemperare il carcere duro.

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