Rinderknech crollato davanti a Vacherot dopo la finale di Shanghai: “Sono andato a dormire alle 3:30”

Chi l’avrebbe mai detto? Impossibile pronosticare quanto accaduto al Masters di Shanghai con la finale tra i cugini Vacherot e Rinderknech. Non è stata certo una partita del livello tecnico di un Sinner-Alcaraz, ma dal punto di vista emozionale non è stata seconda a nessuna. Lacrime e momenti memorabili durante la premiazione, con tanto di piccolo colpo di scena quando Rinderknech è crollato finendo sotto il palco. Il tennista francese ha poi spiegato le origini dello stress che hanno portato anche ai suoi crampi.
Rinderknech e il crollo dopo la finale persa con Vacherot
Parlando con i cronisti dopo la cerimonia di chiusura del Masters 1000, Rinderknech ha raccontato: "Fisicamente sono esausto, non posso negarlo. La preparazione per la finale non è stata delle migliori. Credo di essermi addormentato verso le 3:30, quindi è stata una notte breve. La partita contro Medvedev in semifinale mi ha lasciato sfinito: è un avversario che ti costringe a lavorare duramente per ogni punto. Ho giocato così tante partite in un lasso di tempo molto breve, senza contare il caldo e l’umidità che hanno messo a dura prova i nostri corpi".
Nessuna voglia, però, di cercare alibi per la sconfitta contro il suo amato cugino Valentin. In conferenza stampa, Rinderknech si è soffermato ancora una volta su quanto fatto da Vacherot, con un pensiero speciale: "Ma non è per questo che ho perso: Valentin è stato straordinario. Sono così orgoglioso di lui, di quello che ha fatto, di tutto ciò che ha mostrato questa settimana. La piccola stella che brillava sopra di noi brillava un po’ di più con lui stasera. Sono felice per lui, per Benjamin Balleret, per i suoi genitori, mia zia e tutta la famiglia. Soprattutto, questo è ciò che rimane".
L'orgoglio di Rinderknech per il cugino Vacherot
Cosa resta oltre alla gioia per Vacherot? La certezza di aver scritto una pagina di storia del tennis davvero eccezionale: "Una cosa del genere non accadrà mai più, mai più nella storia. Non solo in questo secolo, ma nella storia stessa. Ciò che è successo non può accadere di nuovo. È magnifico, eccezionale. Parleremo di questo momento seduti su una panchina quando avremo ottant’anni. L’ho sempre trascinato, fin da quando eravamo piccoli. Sulla neve, l’ho trascinato. Sulla sua bicicletta, l’ho trascinato. Nel tennis, l’ho trascinato. L’ho sempre spinto, l’ho fatto venire in Texas. L’ho incoraggiato durante i due anni che abbiamo trascorso insieme lì, quando è arrivato, come avevo fatto io prima, in mezzo al nulla. Quando sono arrivato ero solo. Quando è arrivato lui, io ero lì".
Ora però Vacherot dovrà rigare dritto, guai a prendere in giro il cugino dopo questa finale: "Mi sono sempre preso cura di lui. Ho sempre voluto il meglio per lui. È un ragazzo che se lo merita. Lo amo con tutto il cuore, l’ho sempre amato. Sono estremamente orgoglioso. Gli ho detto a rete che era favoloso. Nutro un enorme rispetto per lui, e ora ne avrò ancora di più. Non ero sorpreso, sapevo di cosa era capace. Ma non ha il diritto di prendermi in giro per questa vittoria!".