Paolo Bertolucci: “Mi fa ridere chi parla di tragedia per Sinner. Agli US Open gestione demenziale”

Non c’è nulla di tragico nella sconfitta di Jannik Sinner contro Carlos Alcaraz agli US Open. Lo sottolinea con la sua proverbiale schiettezza Paolo Bertolucci, voce di Sky e grande osservatore del tennis mondiale, che nell’intervista rilasciata a Fanpage.it ha analizzato l'ultimo atto di Flushing Meadows e non solo. Per l’ex campione azzurro, tra i due rivali è questione di dettagli minimi: basta un 5% in meno di rendimento e la bilancia si sposta dall’altra parte. Nel mirino questa volta ci sono il servizio e la gestione dei momenti chiave da parte di Jannik, ma anche la consapevolezza che allo spagnolo non si possono regalare cali fisici o tattici.
Bertolucci, con il suo stile diretto, smonta i drammi e guarda la realtà: Sinner resta numero due al mondo, dietro solo a un fenomeno come Alcaraz. Eppure c’è ancora margine di crescita, fatto di piccolissime correzioni che possono fare la differenza. Ecco la sua analisi a tutto campo, tra le necessità di Jannik, il futuro del circuito e i problemi organizzativi di un tennis che, secondo lui, continua a farsi male da solo.
Paolo, c'è qualcosa che ti ha stupito in particolare nella sconfitta di Sinner? Non per il risultato, quanto per l'andamento del match.
"No, perché se loro due giocano allo stesso livello, è un match assolutamente equilibrato. Se uno dei due è sotto anche un 5% del proprio standard, perde in 4 set. È successo a Wimbledon, è successo ieri. Niente di clamoroso. Uno ha giocato benissimo al top e l’altro non era al top. Lo sport è questo. Non c’è niente di drammatico. Se il numero uno perde contro il numero due del mondo, mi sembra che rientri nella logica".

Il rendimento di Jannik al servizio è stato ballerino, e contro un giocatore come Carlos non se lo può permettere.
"Sicuramente da questo punto di vista dovrà vedere e modificare qualcosa, anche dal punto di vista tattico. Ci sono sempre delle cose da migliorare. Nessuno è perfetto: Alcaraz è stato perfetto, ma non è che gioca sempre così. Capiteranno delle giornate più o meno negative sia all’uno che all’altro. Il fatto è che con gli altri, in ogni caso, riesci a venirne fuori. Anche se giochi male, male che vada perdi un set, ma la partita la porti a casa. Quando si scontrano loro due, questo non è possibile. Paghi, e paghi dazio pesantemente".
C'è stato anche un calo fisico di Sinner secondo te?
"Sicuramente l’altro era più brillante in tutto, si vedeva anche come esplosività e intensità. Jannik non riusciva. Ma se tu metti su una bilancia un peso superiore, la bilancia si sposta. Non è che rimane lì, perché il match deve essere pari. Basta poco per far cambiare l’inerzia. Ma quando due mostri così si scontrano, chi riesce a tenere l’iniziativa poi comanda. Alcaraz l’ha fatto benissimo, ha giocato un match assolutamente perfetto".
Ti rinnovo una domanda che è un grande classico: perché Sinner perde spesso con Alcaraz?
"Non c’è nessuna tragedia. Si vince, si perde. Ieri l’altro è stato più forte. Stop. Anche lui poteva dire a Wimbledon: ‘Se mettevo la prima, se lui non faceva ace di seconda…'. E stiamo qui una vita con i se e con i ma. Basta un 5% in meno e vai a casa, non è che ci voglia tanto. Se uno gioca al 100% e l’altro gioca già al 90%, vai a casa, c’è poco da fare".

Quando Jannik dice che deve cambiare, nella sua lucidissima analisi, in che cosa credi che debba lavorare?
"L’ha detto lui: ‘Lui ha giocato meglio, ha vinto, bravo. Io devo migliorare alcune cose'. Come sicuramente farà anche Alcaraz. Dopo Wimbledon proprio Carlos disse che doveva migliorare alcune cose, accorgimenti tattici, eccetera. Ora lavoreranno su questo, millesimi di secondo al giro, come in Formula 1. Non è che ci siano dei margini enormi, no. Ci sono piccolissime cose, dettagli che vanno sistemati".
Nello specifico, oltre ovviamente al servizio, Jannik deve cercare di variare più il gioco secondo te?
"Sì, la varietà del gioco va bene, però prima devi comandarlo tu, perché altrimenti subisci. E se subisci, la varietà, sai dove te la metti?".
Le parole di Sinner possono portare a cambiamenti nello staff ,a tuo giudizio, come accaduto in passato?
"Ma non lo so, credo che siano tutte valutazioni interne. Insomma, quando lui ha sostituito Panichi prima di Wimbledon, in tanti hanno detto: ‘Oddio, adesso come faremo?'. E poi? Ha vinto Wimbledon senza Panichi e non se n’è più parlato. Cioè, lo sa lui quello che deve fare, è lui che lo sente, è lui che vive all’interno. Mi viene da ridere quando leggo di gente che sta a centomila chilometri di distanza e sa come funzionano le cose, che deve fare quello, cambiare quell’altro, prendere un nuovo fisioterapista piuttosto che un nuovo manager, deve fare uno spot in meno e via. Ma pensassero un attimo ai ca**i loro, che farebbero meglio".
Certo che il divario con Sinner e Alcaraz ormai è incolmabile. Se tu fossi uno degli "altri", cosa penseresti?
"La fascia di Tsitsipas, Medvedev e gli altri ormai è superata, non c'è più. Bisogna aspettare che venga qualcuno da sotto (nel ranking, ndr). Qualcuno che abbia la stessa mentalità che hanno dimostrato loro due nei confronti di Djokovic o di Nadal, qualche anno fa, quando i più giovani si sono affacciati sul circuito e hanno capito che per raggiungere quei livelli avrebbero dovuto lavorare. Vivere il tennis intensamente come una missione, pensare ai particolari, per riuscire a raggiungere un domani quel livello lì".
Bisogna aspettare per te?
"Se viene fuori qualche giovane che ha delle caratteristiche tecniche, fisiche e mentali di buon livello e decide, come dire, di votarsi letteralmente al tennis, bene. Altrimenti saranno dei quartifinalisti di livello e lì si fermeranno. Non ci sono alternative. O sali al loro livello, perché loro non scendono, o rimani dietro. Loro non ti aspettano.

In chiusura, qual è la cosa che ti è piaciuta meno degli US Open, considerando il quadro generale?
"La cosa che mi è piaciuta meno, in generale, è il tennis che continua a farsi del male da solo, perché abbiamo questo grosso problema: in pratica a parte il primo match delle 11 di mattina, per il resto non si sa mai a che ora si gioca. ‘Quando gioca Sinner? Ah, alle 6, però forse alle 7, poi dipende da quando finisce il match prima'. In più ci metti che le cose cambiano se piove o non piove e che fino alla sera prima praticamente io non so se e contro chi giocherà Sinner. Negli altri sport si sa mesi prima che alle ore 18 ci sarà quella partita di basket o di calcio".
D'altronde anche la gestione della presenza di Trump in finale…
"Abbiamo già questi problemi qui e gli organizzatori, che sanno da una settimana che arriverà Trump, si fanno pizzicare assolutamente impreparati, costringendo una finale a disputarsi con 45 minuti di ritardo. Ma è una roba demenziale. Ma come si fa? Quei giocatori devono stare lì ad aspettare, devono riequilibrarsi. Io capisco che i tennisti siano abituati a queste cose, ma cavolo, la finale di uno Slam no, è inaccettabile. Pensate: milioni di persone in tutto il mondo che stanno davanti alla televisione ad aspettare. Immaginate la finale dei Mondiali di calcio che inizia dopo perché c’è il presidente che arriva…".
E la cosa che ti è piaciuta di più?
"È che noi ci siamo sempre. L’Italia c’è. Una volta un doppio, una volta un singolare, un misto, due nei quarti di finale. L’Italia c’è, e quindi questa è la cosa più bella. Poi certo, se si vince è meglio. Ma ragazzi: nella ‘tragedia' abbiamo il numero due del mondo. Io vorrei che in tutti i settori italiani avessimo il numero due del mondo".