
Nicola Pietrangeli ci ha lasciato aveva 92 anni, vissuti sempre in prima linea, e sempre totalmente a modo suo, cioè unico. Elegante, in campo e fuori, smargiasso, spavaldo senza limiti, ma sincero e per questo motivo, al di là di qualche frase un po' velenosa negli ultimi anni su Sinner, era stato veramente amato tanto da chi seguiva il tennis, ma anche da chi lo sport non lo mastica spesso per il suo carattere, il suo atteggiamento.
L'omaggio di Mattarella e Nadal
Aveva un'intelligenza sopraffina e un sarcasmo, uno humour molto british, Pietrangeli, che in occasione del 90° compleanno parlò, forse per esorcizzare, del suo funerale dicendo: "Mi dispiace che non potrò assistere, non potrò vedere chi viene e chi non viene". Se potesse vedere quello che è successo nelle ore successive alla sua dipartita sorriderebbe.
Lo hanno ricordato in migliaia: dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che nel messaggio di cordoglio ha ricordato i successivi sportivi (primo italiano a vincere un titolo Slam, conquistò due volte il Roland Garros) ma anche l'innata simpatia, a Rafa Nadal, che aveva avuto modo di conoscerlo negli anni in cui vinceva a raffica sulla terra rossa e pure agli Internazionali d'Italia.
L'istrionico Nicola tra Principi, barzellette e il successo in Coppa Davis
Inutile citarne altri, Mattarella e Nadal bastano. E già questa combo sintetizza il personaggio Nicola Pietrangeli, che ha travalicato i confini dello sport. Uno sport, il tennis, che quando lui lo giocava in Italia era uno sport solo per l'elite. Lui ha cavalcato quel personaggio elitario, a Monte Carlo per tanti anni era sempre fisso nel box del Principe (prima Ranieri e poi Alberto). Nel bel documentario ‘La Squadra' c'è un episodio in cui Tonino Zugarelli, il Ringo Starr della squadra, ricorda con disappunto le troppe cene con gli amici di Nicola che bolla come: i principi. Sempre loro.
Ma non era solo dolce vita, anzi, perché quando ci fu da convincere il mondo della politica nel 1976 si spese non solo a parole per portare l'Italia in Cile, dove arrivò la prima Coppa Davis con Panatta, Bertolucci e Barazzutti in campo. Pietrangeli era elegante in campo e fuori, e quel fuori vuol dire davvero tutto. Era stato anche conduttore della Domenica Sportiva, ma al grande pubblico era arrivato pure per le sue storie e/o liason amorose. Uomo di spirito, grande barzellettiere, ebbene sì, raccontava barzellette. Era un istrione, per dirla alla Aznavour, e la Francia lo ha omaggiato con tutti gli onori.

Piaceva, veniva apprezzato, perché ha fatto ciò che vorrebbero fare tutti e cioè godersi la vita: "Se mi fossi allenato di più avrei ottenuto risultati migliori ma mi sarei divertito meno".
Ha vissuto tanto lo sport, il tennis, che la sua vita, senza fare calcoli e senza fare compromessi. Ha vissuto senza senza farsi troppi problemi nel dire o nel fare, perdendo così anche delle occasioni, più o meno grandi. Ma ha fatto tutto ciò senza rinunciare mai a essere sé stesso. Immortale per il tennis italiano e mondiale, nessuno ha giocato più partite di lui in Coppa Davis, immortale per lo sport.