Lo sparring partner misterioso di Sinner svela la sua identità: “Ci sentivamo due clandestini in Costa Azzurra”

Quando Roberto Marcora ha appreso della sospensione per tre mesi di Jannik Sinner, non ci ha pensato due volte e gli ha inviato un messaggio. Tra il serio e il faceto, l’ex tennista numero 150 del mondo ha scritto al numero uno ATP dicendosi pronto ad allenarsi con lui nel caso ne avesse bisogno. Grande la sua sorpresa quando è arrivata la chiamata del coach di Jannik, Simone Vagnozzi, con la successiva fumata bianca. Alla fine, dunque, è stato lui il “misterioso” primo sparring partner dell’azzurro.
Chi è Roberto Marcora, il misterioso sparring di Sinner
A raccontare tutto è stato lo stesso classe 1989 di Busto Arsizio, che durante la carriera si è ben disimpegnato soprattutto a livello Challenger, pagando poi dazio a diversi problemi fisici, in primis alla spalla. Intervenuto nel podcast Tennistalker, l’ex giocatore, ritiratosi nel 2023, ha spiegato: "Io e Jannik abbiamo un bel rapporto e, quando è uscita la notizia della squalifica, gli avevo scritto dicendogli, come battuta, che per lui sarei tornato in campo".
I due si conoscono bene, essendosi affrontati in due match a livello Challenger. Uno in particolare è significativo: la finale di Bergamo, vinta da un giovanissimo Sinner. A sorpresa, è arrivata la chiamata di Vagnozzi, che ha voluto verificare la posizione di Marcora, per assicurarsi che non fosse più in attività: "La WADA si è presa qualche tempo per controllare che non fossi più attivo, e in effetti la mia ultima partita ufficiale era stata a Indian Wells 2023, a parte qualche torneo a squadre. La ratio della regola infatti è che uno squalificato, come nel caso di Sinner, non può allenarsi con giocatori ancora attivi per prepararli a tornei futuri. Quindi, una volta che ho detto sì, era come se anch’io fossi squalificato a tutti gli effetti".
Marcora racconta gli allenamenti con Sinner
È così iniziata questa particolare avventura per Marcora, in un’atmosfera un po’ insolita: "Ci siamo allenati in una villa privata, vicino casa, in Costa Azzurra, perché come sapete Jannik non poteva frequentare circoli affiliati alle federazioni. Quindi eravamo un po’, non dico clandestini ma… perché era tutto approvato e regolare, anche dalla WADA, ma c’erano comunque delle complicazioni. Devo dire però che ho trovato una grande serenità da parte del team".
Oltre a Sinner, c’era tutto il suo staff, che non lo ha mai lasciato solo. Ma che tipo di lavoro è stato svolto? "Il torneo era all’orizzonte, la competizione si avvicinava, ma non c’era fretta negli allenamenti. C’era molta ludicità, si dava spazio al gioco, al punto. Ci scaldavamo sempre con un po’ di calcio-tennis. Facevamo una sessione al giorno, lui lavorava tantissimo in palestra: un grande lavoro atletico. Tennisticamente colpivamo tante palle, qualche spostamento, cura dei dettagli: la smorzata, qualche uscita. Niente di astruso o particolare, tutto molto tranquillo. Devo dire che Jannik l’ho trovato mentalmente sereno e rilassato".
Soddisfazione, dunque, da parte di Marcora, con un pizzico di apprensione al momento del rientro: "Penso che questa esperienza, ora possiamo dirlo visto che è già rientrato e ha fatto finale, sia stata positiva. Sarà molto contento del suo ritorno. E credo che questo stop di tre mesi, alla lunga, possa anche portare dei benefici. Sentivo un po’ di pressione per il suo rientro, perché se avesse perso al primo turno a Roma… da sparring partner sarebbe sembrato un mio fallimento!"