La rivelazione di Kovacevic: “Ricevo sempre messaggi da qualcuno che dice che ucciderà la mia famiglia”

Aleksandar Kovacevic è il tennista numero 78 nella classifica ATP. Il 26enne statunitense sarà impegnato quest'oggi al Mutua Madrid Open 2025 contro Juan Manuel Cerundolo. Un match interessante che si giocherà presumibilmente alle ore 17:40. Kovacevic ha vinto recentemente il Challenger di Cap Cana nonostante una stagione non del tutto esaltante fino a questo momento. Proverà a rifarsi quest'oggi tentando già di superare il turno e vedere poi come proseguirà il suo torneo. Nel frattempo il tennista statunitense si è lasciato andare in una lunga intervista.
Ascoltato dal magazine ‘CLAY', il 26enne ha toccato diversi tematiche legate al tennis e alla sua vita. Il rapporto con questo sport non è mai stato così positivo, come da sua stessa ammissione: "La competizione è entusiasmante ma può anche essere orribile – spiega -. Apprezzo le pause che ci prendiamo, a noi tennisti ci piace anche non giocare". Ma più di tutto ha messo in luce anche il tema relativo alle scommesse sul tennis: "Che io vinca o che io perda ricevo sempre messaggi da qualcuno che dice che ucciderà la mia famiglia".

Kovacevic prosegue il suo racconto su questo argomento: “Inizialmente mi faceva ridere parecchio – spiega -. Capisco i giocatori d’azzardo, perché ho parecchi amici che giocano d’azzardo su cose stupide, continuano a perdere soldi su blackjack o altro. Ma se fossi un giocatore d’azzardo non so se mi verrebbe mai in mente di scrivere ad un giocatore per raccontargli di aver perso dei soldi per colpa sua". E rivela che anche la sua ragazza riceve diverse minacce: "Mi dice di essere stata minacciata. Io li ricevo ad ogni partita e ormai si diventa immuni“.

Il suo rapporto col tennis non sempre positivo
Il suo è un rapporto strano col tennis, e lo spiega: "Può essere entusiasmante ma anche orribile, odiavo il tennis specie da bambino e ancora oggi è un rapporto di amore-odio – sottolinea -. Il tuo umore dipenda dalla vittoria o dalla sconfitta, a volte desideri un lavoro normale e infatti quando ero bambino furono i miei genitori a spingermi". E conclude: "Crescendo mi sono reso conto di avere talento e mi sono detto di vedere fino a dove sarei potuto arrivare. E ho cominciato a pretendere di più da me stesso”.