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La paura di Emma Raducanu: “Al ristorante mi innervosisco. Soprattutto se un cameriere mi riconosce”

La tennista inglese ha confessato che c’è qualcosa che la turba particolarmente. “Se sei una persona in vista e vieni riconosciuta è un fattore di pericolo maggiore”. A cosa si riferisce.
A cura di Maurizio De Santis
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Agitata. Nervosa. Diffidente anche rispetto alle prescrizioni mediche. È con questo animo che Emma Raducanu si presenta alla vigilia degli Internazionali d'Italia di Roma. Cos'è che preoccupa tanto la tennista inglese? Ha paura di risultare positiva a un test antidoping in seguito ad assunzione di medicinali contaminati o, addirittura, a causa di una trappola che potrebbe esserle tesa da un cameriere al ristorante. È così ansiosa e turbata da un rischio del genere da vedersi vittima di un tranello da parte di qualcuno (ma non dice chi) per arrecarle nocumento alla carriera e alla sua immagine.

Tutto vero, la giocatrice britannica lo ha ammesso vuotando il sacco delle emozioni. Quanto accaduto in questi mesi – dal caso Clostebol in cui è rimasto coinvolto suo malgrado Jannik Sinner fino alla vicenda Iga Swiatek) l'ha sconvolta, lasciandole addosso dubbi e timori legati anche alla gestione di situazioni del genere da parte del sistema che governa la disciplina. "Anche se i dottori mi prescrivono qualcosa – ha ammesso la 22enne ai tabloid – non voglio prendere medicine così da evitare il rischio di contaminazione". Perché tanti sospetti? A tenerla in apprensione è la mancanza di fiducia nei confronti degli stessi medici che, sia pure in assoluta buona fede, potrebbero consigliarle qualcosa che non è vietato dalla lista dei farmaci che contengono principi proibiti. "Magari quel farmaco è inficiato da un altro prodotto… e io resterei fregata comunque".

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Raducanu non fa il nome di Sinner ma l'esempio che pone all'attenzione dei media richiama quanto avvenuto al numero uno al mondo, colto in fallo per colpa della superficialità del fisioterapista che l'aveva massaggiato dopo essersi lui stesso medicato con una pomata contenente sostanze proibite dalla lista anti-doping.

Nonostante il campione alto-atesino sia riuscito a dimostrare che la quantità di sostanza trovata nelle analisi fosse infinitesimale (tale non potergli procacciare alcun vantaggio in termini di prestazioni) e un tribunale indipendente ne abbia riconosciuto l'innocenza piena (ITIA), è stato costretto a patteggiare con la Wada una sospensione di 3 mesi per quella che in gergo è chiamata responsabilità oggettiva. In buona sostanza: non c'è stata malafede ma negligenza sì, perché ritenuto responsabile delle azioni dei suoi collaboratori anche se commesse a sua insaputa.

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Sinner e non solo. Nelle parole di Raducanu sembra di leggere riferimenti anche alla polacca (attualmente numero due al mondo) che ha subito una sospensione dopo essere risultata positiva alla trimetazidina (TMZ) nell'agosto 2024. Un risultato, secondo quanto accertato dagli inquirenti, dovuto alla contaminazione di un farmaco a base di melatonina, regolamentato e non soggetto a prescrizione medica. Ecco perché la britannica usa quel tono nell'esternare le proprie preoccupazioni.

Raducanu, però, si spinge oltre, tenendosi sulla stessa linea espressa anche da altre tenniste, in particolare Aryna Sabalenka"Potremmo andare al ristorante e qualcuno potrebbe metterci qualcosa nel drink – ha aggiunto l'inglese -. Se sei una persona in vista e vieni riconosciuta è un fattore di pericolo maggiore. È una cosa che mi preoccupa, ogni volta mi innervosisco".

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