Kyrgios incredulo alla notizia di Sinner e Ferrara: “Siamo stati presi in giro signore e signori”

Nick Kyrgios s'è preso un po' di tempo prima di postare su X il messaggio contro Jannik Sinner. che ha rivoluto con sé Umberto Ferrara. "Ha ripreso lo stesso dottore. Siamo stati presi in giro signore e signori", è il testo inequivocabile che aggiunge benzina sul fuoco per un decisione inattesa, impopolare e incomprensibile a molti. A meno che dietro una scelta del genere non si nasconda dell'altro… opzione che l'australiano lascia lì, sospesa, in pasto a chi in Rete s'accapiglia, difende o accusa, non sa non risponde. Da che punto guardi il mondo tutto dipende.

L'ironia tagliente di Kyrgios su Sinner e Ferrara: "Non è uno scherzo"
Sì, è vero, poco dopo che s'era diffusa a notizia del ritorno del preparatore atletico (finito nel tritacarne dello scandalo doping per il caso Clostebol) nello staff del numero uno al mondo di tennis, aveva concesso una battuta: "Non è uno scherzo", aveva scritto a corredo di una foto in cui il giocatore appariva al fianco del suo collaboratore. Ma è nulla rispetto all'affondo diretto, al tocco al fin della licenza di attaccare il campione che è divenuta un cavallo di battaglia social.

L'odio verso Jannik, una lunga sequenza di messaggi negativi
Le parole odierne sono le ultime di una lunga serie, nel frullatore dell'astio ha messo di tutto: dalle allusioni alla relazione (poi terminata) dalla sua ex, Anna Kalinskaya, con Sinner fino al bombardamento ossessivo sugli aspetti più controversi della vicenda disciplinare seppellita dall'accordo con la Wada e la sospensione di tre mesi. Il tennista di Canberra, di recente tornato in campo dopo un lungo stop per infortunio, ha perfino usato un asterisco per esprimere dissenso nei confronti del numero uno al mondo. Perché lo ha fatto? È una sorta di postilla, riferimento alla reputazione sospetta sottolineata anche dai tabloid inglesi nei confronti di chi ha trionfato a Wimbledon.

Perché Sinner ha richiamato Ferrara dopo il caso doping
Perché l'alto-atesino abbia richiamato il professionista (mai squalificato, ha lavorato anche con Matteo Berrettini) e quali siano le reali motivazioni sono mero esercizio di deduzione e interpretazione. La verità la conosce solo Jannik che, al solito, è poco avvezzo concedere spiegazioni che – in situazioni del genere – vadano oltre il comunicato nel quale ha annunciato il ritorno al futuro, accogliendo di nuovo la persona che ai suoi occhi non ha mai avuto colpe reali (la responsabilità è stata data tutta al massaggiatore, Naldi, passato per incauto e negligente) e con la quale ha costruito buona parte delle fortune odierne. Solo una volta aveva vacillato ma era nel bel mezzo della tempesta e l'atto del licenziamento era una mossa inevitabile (o strategica, che dir si voglia lasciandosi prendere dalla malizia), la diretta conseguenza di quanto accaduto per dare maggiore credito alla propria tesi di innocenza assoluta e buona fede.